Ah Venezia … la città più bella del mondo. Posto che la si viva e la si veda all’alba o in piena notte così da evitare di essere risucchiati dal fragore dei trolley e dal furore dei turisti mordi e fuggi. La città più nobile ed elegante, infatti, non fu certo pensata per essere invasa da trenta milioni di turisti l’anno, più interessati a selfizzarsi con i piccioni nella famosa Piazza San Marco che non a lasciarsi rapire dalla malia artistica e culturale della Serenissima. Ormai da otto anni posso vantare una “residenza” lagunare grazie alla mia amata Mamma Neva e a sua figlia Silvia che mi ospitano più volte all’anno nei miei soggiorni veneti. Arrivo con il ciuff ciuff in Stazione S. Lucia, prendo il mio vaporetto con tanto di Carta Venezia che mi permette di sentirmi ‘local’ e di risparmiare notevolmente sui miei spostamenti e scendo alla fermata di San Stae per raggiungere le mie sboldreghe del cuore che mi attendono sempre con prelibati manicaretti preparati con il fresco pescato del leggendario Mercato del Pesce di Rialto.
Venezia va scoperta per forza camminando per le sue calli con o, meglio, senza meta precisa, lasciandosi cullare dalle sue acque capaci di riportare in un liquido amniotico, ammaliante e avvolgente. Essendo io una personcina peculiare, la mia guida sarà altrettanto singolare. Qui vi narro la “mia” Venezia dell’anima. Con i luoghi che ritrovo a ogni mio viaggio e con le persone che mi accolgono quando sbarco. A Venezia, alla Giudecca, al Lido. I veneziani doc sono persone e personaggi unici da ascoltare e da vivere. Per questo, per me, Venezia non è una meta da turismo veloce. Non merita la fretta dei tempi moderni. Non vi si svelerà in una mezza giornata di affannose selfie. L’isola pretende un andamento lento, lezioso, erotico. Del resto, è qui che nacque Casanova, il seduttore per eccellenza. Qui proliferavano postriboli e casinò. Qui ci fu il primo crogiolo di razze. Una città multietnica, aperta, lussuriosa e godereccia. E molto femmina.
Non è un caso che proprio in questa città, da secoli aperta a culture, religioni e razze variegate, già nel XV secolo si fosse stabilita una forte presenza di donne libere e fuori dagli schemi. Vi consiglio l’interessante libro The Unfinished Palazzo: Life, Love and Art in Venice che narra le storie di tre donne straordinarie che nel ventesimo secolo vissero in laguna nel famoso Palazzo Venier dei Leoni, oggi sede del Museo Peggy Guggenheim: Luisa Casati Stampa, soprannominata la Divina Marchesa, musa e amante di D’Annunzio, Doris Castlerosse Delevingne, sensuale socialite inglese dotata di prorompente carisma sessuale e Peggy Guggenheim, collezionista d’arte e mecenate d’artisti. Per la sua storia cosmopolita e libertina, Venezia ha sempre rappresentato un porto sicuro per anime ribelli e anticonvenzionali.
In questa prima puntata vi lascio consigli per bere e mangiare. Nella prossima, invece, vi racconterò di musei, gallerie, librerie e altro.
Meta obbligatoria e obbligata quando si è in Veneto è andare per bacari, le osterie locali, a bere un’ombra de vin o uno Spritz (vi raccomando quello fatto con il Select, una sorta di mix tra Campari e Aperol) pasteggiando a cicchetti, le gustose tartine a base di ogni ben di Dio. La caratteristica fondamentale che contraddistingue un vero Bàcaro è quella di essere frequentato dai veneziani, che da sempre perpetuano l’usanza di ritrovarsi a chiacchierare, commentare e ridere sulle varie vicissitudini della vita, il tutto sotto la direzione e la convivialità dell’Oste. Il nome Bàcaro sembra derivi dall’espressione veneziana “far bacara” ciò fare festa, far rumore, ergo divertirsi (Fonte: qui) Di seguito una lista dei miei bacari del cuore, o meglio, del fegato:
I MIEI BACARI
CANTINA DO MORI E’ tra i più antichi bacari di Venezia (fondato nel 1462) e si narra che fosse anche il luogo dove il giovane Casanova dava il primo appuntamento alle sue amate. Un’autentica leggenda gestita dal simpatico e figo Pier dove potrete bere (solo) vino assaggiando tramezzini deliziosi e cicchetti sfiziosi. Sestiere San Polo.
OSTARIA AL DIAVOLO E L’ACQUASANTA A pochi metri dai Do Mori, sempre a Rialto, c’è quest’osteria infilata in una calle scura, Calle de la Madonna, dove oltre ai cicchetti, soprattutto fritti, e al musetto con kren, si può pranzare/cenare in un’atmosfera da trattoria di un tempo. Gestione familiare di grande simpatia e gentilezza. Bellissime le foto degli antichi splendori del Festival del Cinema appese fuori accanto ai tavolini all’aperto. Sestiere San Polo.
ALL’ARCO Accanto ai due bacari menzionati sopra troverete anche questo con una ricca e gustosa offerta di cicchetti e generosi dosi di ombrette. I veneziani, e i turisti, affollano i bacari e sono i luoghi migliori per chiacchierare e fare nuove amicizie. Sestiere San Polo.
AL SQUERO Fascino da vendere. L’idea di aprire questo locale proprio di fronte ad uno degli ultimi squeri (cantieri navali) ancora in funzione è stata vincente, è impagabile infatti la vista dalle vetrate sulle gondole in lavorazione tirate a secco. Solo attenti nelle giornate di bel tempo a posare i vostri cicchetti e Spritz sul muretto antistante il rio perché i gabbiani sono famelici e intelligenti e vi papperanno via tutto! Sestiere Dorsoduro.
DA FIORE Da non confondere con il ristorante stellato omonimo, di cui vi scriverò tra poco, questo bacaro gestito dal simpatico Paolo e dalla tosta toscanaccia Barbara offre appetitosi aperitivi e ottimi vini. Si trova in Sestiere San Marco al lato di Campo Santo Stefano.
Menzione a parte, e speciale, la merita IL bar per eccellenza, il luogo che ha inventato la figura leggendaria del barman, quale discreto confidente. E di quale altro posto dell’anima potrei parlare se non dello storico e inimitabile, anche nelle sue versioni estere, HARRY’S BAR? Quando si apre la porta dell’Harry’s si entra in un mondo a parte cullati e viziati da un servizio impeccabile, impartito dal patron Arrigo Cipriani, figlio di Giuseppe il fondatore. La storia stessa di come questo bar sia nato è ormai leggenda: Giuseppe Cipriani, dopo aver combattuto in guerra, trovò lavoro come cameriere in un albergo sulla laguna. Ospiti dell’hotel erano un giovane alcolista che tentava di curarsi, Harry Pickering, e l’aristocratica zia, che dopo un litigio lo abbandonò in Italia, senza un soldo. Fu Cipriani a prestargli il denaro per tornare in America. Guarito dall’alcolismo, Pickering riapparve a Venezia, restituì le 10.000 lire del debito e ne aggiunse altre 30.000: questa somma permise a Cipriani di comprare un deposito di cordami, adibirlo a bar e dargli il nome dell’amico. Qui vengo nel pomeriggio a gustarmi il loro divino cocktail martini – per la ‘modica’ cifra di 18 euro a bicchierino – e converso con i barman. Avendo fatto amicizia con uno di loro, il Signor Ivo, riesco persino a farmi offrire il terzo giro. Potenza della faccia di tolla! Per la cena prediligo la compagnia di attempati signori veneziani che raccolgono il salato conto dopo le sagaci chiacchiere con la pimpante milanese. Smart bitch! Il Gruppo Cipriani possiede anche l’omonima Locanda sull’isola della Giudecca e un’altra sull’isola di Torcello, da me soprannominata ‘Porcello’ dopo averci trascorso un bollente pomeriggio in compagnia di seducente professore d’architettura …
I MIEI RISTORANTI
A Venezia si mangia bene. Certo è più cara rispetto alla terraferma ma del resto siete immersi nella città più bella al mondo e siete turisti quindi un po’ da smenare ci sta. Ma senza arrivare a spendere 1500 euro per pesce surgelato in un finto bacaro gestito da lestofanti (è successo a un gruppo di turisti giapponesi). Se avete palato e portafoglio, il mio primo consiglio è di gustarvi una raffinata e stellata cena all’Osteria DA FIORE gestita dai coniugi Martin. Entrerete in un’atmosfera da vecchia osteria, oggi rinomata, per gustare prelibati piatti della cucina veneziana rivisitati in chiave contemporanea. Io ci vado “solo” su invito di qualcheduno dei miei ricchi e generosi amanti locali. Di solito bevo uno degli ottimi vini della lista, con preferenza per le bottiglie di Gravner. Anche il loro martini cocktail è favoloso. Sestiere San Polo.
L’altro mio ristorante preferito è le ANTICHE CARAMPANE, a mio giudizio e a giudizio di moltissimi volti noti, tra cui il mio amatissimo Woody Allen, Ozzy Osburne, Matt Dillon, solo per citarne alcuni, uno dei locali con il miglior rapporto qualità/prezzo in città. Infatti riuscire a trovare un tavolo è un’impresa ma una di quelle che merita. Gestito con autentica anima e grande gentilezza, nonché professionalità, dalla famiglia di Francesco Agopyan, questo piccolo e intimo paradiso del palato vi regalerà un’esperienza gastronomica, e non solo, unica e indimenticabile. Io passo spesso a trovarli e a pranzo c’è il tavolo in condivisione sempre popolato da maschi locali con i quali ormai ho fatto amicizia e di cui mi diverto ad ascoltare i piccanti racconti. Vi ricordo, infatti, che i veneziani sono malandrini e molto lussuriosi. Fun Fact: il locale sorge in un’antica dimora che un tempo era un postribolo dove le allegre tenutarie mostravano la popputa mercanzia alle finestre. Da qui il nome del ponticello detto Ponte delle Tette (vedere reperto fotografico qui sotto). Che guizzo desinare dove un tempo si godevano ben altri piaceri della carne!
Menzione speciale per il sublime ristorante GATTO NERO sull’isola di Burano che già solo per questo, nonché per le sue pittoresche casette colorate, merita una lunga e piacevole gita in vaporetto. Prenotate per tempo e fatevi rapire dai suoi sapori. Il risotto al pesce go è la loro specialità. Quando sono stata la prima volta, in solitaria, ho fatto amicizia con lo staff e mi hanno offerto un assaggino di diversi piatti oltre che a un potente sgroppino di fine pasto. E’ un miracolo che non mi sia spiaggiata su qualche riva persa nella nebbia lagunare. Sestiere San Polo.
Nella mia amata isola della Giudecca, un tempo il Bronx di Venezia – e ancora oggi popolata da strambi lestofanti e personaggi sopra le righe – vi consiglio la trattoria LA PALANCA (solo pranzo, la sera si beve) animata da uno staff favoloso, pittoresco e poetico. Si mangia bene e si spende il giusto con un’impagabile vista sul canale delle Giudecca e sulle Zattere di Venezia. Qui lavora l’amico poeta Julian Zhara, un po’ Venetian Gigolò per la sua aria flaneur e il nome che ricorda il mitico Julian Kay – Richard Gere – in American Gigolò. Il bel tenebroso Julian, di origini albanesi, ha pubblicato una toccante raccolta di poesie che s’intitola Vera Deve Morire. Il libro lo potete acquistare nella Libreria Marco Polo che dopo la sede di Campo Santa Margherita ne ha aperta un’altra giusto accanto alla locanda. Qui vengo sia in solitaria sia con le mie favolose amiche giudecchine, Debby e Natasha. Prima o dopo, andiamo anche all’OSTERIA AE BOTTI dove il possente chef Diego Pizzeghello prepara piatti divini e dove l’ultima volta che sono stata c’era a cena Rod Steward, ma siccome ero ampiamente sul bicchiere nemmeno l’ho riconosciuto!
Al Lido sono stata poche ma buone volte in compagnia di un fascinoso curatore d’arte veneziano doc che mi ha invitato per un pranzo primaverile alla TRATTORIA DA SCARSO (solo di nome) a Malamocco. Un luogo familiare con tavoli all’aperto sotto un frondoso pergolato. Abbiamo mangiato e bevuto in abbondanza e poi, un po’ in stile Vacanze Romane, il seducente uomo dagli occhi blu mi ha portato in giro in Vespa per il Lido con tanto di decadente aperitif allo storico Hotel Des Bains. Con conseguente pomiciata a piedi nudi in spiaggia!
IL MIO ALBERGO
A Venezia ci sono più alberghi, locande, B&B che abitanti quindi decidete voi in base alle vostre tasche. Io anni fa fui consigliata da un caro amico veneziano di soggiornare in un’ex dimora privata, un tempo di proprietà di Alma Mahler, moglie del compositore Gustav, in zona San Polo. Il nome è OLTRE IL GIARDINO perché da una piccola porta su un rio si accede al piccolo e intimo giardino della casa che dispone di poche stanze e che pertanto va prenotata per tempo. Gestita da Marco e con uno staff di ragazzi gentilissimi, è un luogo ovattato e silenzioso, lontano dal fracasso di turisti e in una zona perfetta per girovagare l’isola. Qui vengo con l’amante di turno o con le amiche, altrimenti sono ospite a Casa Neva dalle mie adorate sboldreghe che non mi fanno mancare nulla: pappa pronta, affetto, risate e ottimo Pinot Gigio, come lo chiamiamo noi!
Nella prossima puntata, sbarco domani a Venezia, vi racconterò la mia Venezia artistica e culturale perché va bene riempiere la panza ma ci vuole anche sostanza per la testolina, per il cuore e per l’anima. E Venezia è un paradiso per gli amanti di ogni genere di bellezza intellettuale e non.