Nutro un’assoluta e dissoluta passione per le donne libere e scandalose del Ventesimo secolo, quelle anime ribelli e pellegrine, dotate di notevoli appetiti sessuali, mosse da dirompente grinta e sostenute da inebriante autoironia. Donne che hanno sconvolto la morale dei benpensanti, rivoluzionato i costumi e rivendicato la propria natura indipendente in barba alle convenzioni sociali. Di esempi ce ne sarebbero moltissimi e per un’indagine più approfondita vi consiglio il bel libro Scandalose: Vite di Donne Libere (Rizzoli 2017) della giornalista/scrittrice Cristina De Stefano, che scrive di donne e alla quale si deve la prima biografia autorizzata sulla vita e sugli amori di Oriana Fallaci, intitolata Oriana. Una Donna (Rizzoli 2013). Trovandomi a New York vi presento due donne, entrambe attrici, che nel primo Novecento fecero scandalo per la sfrontatezza dei loro costumi sessuali nella città dalle mille luci.
Le informazioni qui sotto sono riprese dal libro di Cristina De Stefano e dal libro The Women Who Made New York di Julie Scelfo
MAE WEST (1893-1980)
Le brave ragazze vanno in Paradiso. Le cattive ragazze vanno dappertutto.
Nel 1911 all’età di 18 anni la bella Mae, nativa di Brooklyn, ottiene il suo primo ruolo a Broadway, ma ha già trascorso diversi anni a esibirsi come ballerina nel circuito degli spettacoli burlesque. Mae, consapevole del suo seducente fascino, fa del sex-appeal la sua arma trasformandosi in un sex-symbol. Dotata di un piccante senso dell’ironia e di curve sinuose, nell’epoca dei Ruggenti Anni Venti, Mae dà scandalo per come balla lo shimmy, ballo da lei inventato, con movenze sexy e mettendo in bella mostra il generoso décolleté. Nel 1926 diviene protagonista di uno show dal provocante titolo Sex, da lei anche diretto e prodotto. Per quasi un anno gli spettacoli fanno il tutto esaurito prima che la polizia compia un raid nel teatro e arresti Mae e tutta la compagnia con l’accusa di atti osceni in luogo pubblico e corruzione della morale. Mae subisce un processo che non fa altro che consolidare ulteriormente la sua fama di cattiva ragazza.
TALLULAH BANKHEAD (1902-1968)
Che succede, tesoro, non mi riconosci con i vestiti addosso?
Chiede un’irriverente Tallulah a un amante incontrato al braccio della moglie. Tallulah negli anni a cavallo tra le due guerre mondiali è la Regina di Broadway. Rinomata per la voce roca, la risata fragorosa e le battute al vetriolo, la bella Tallulah si concede ogni vizio: sesso, alcol, droga, fumo. In amore non fa distinzione tra uomini e donne e colleziona amanti grazie a una vita sessuale irrefrenabile che la porta a dichiarare: “La promiscuità implica che l’attrazione non è necessaria.” Si diverte a interpretare la parte della lesbica terribile. Bella, elegante, sfrenata, ha anche il vizio di dire sempre la verità, le piace ridere, anche di se stessa. Una sera in attesa dell’arrivo degli ospiti per un party, inizia a fare un elenco dei suoi amanti ma al numero centottantacinque il suono del campanello la interrompe. Tutti vogliono conoscerla, ascoltare le sue battute, assistere ai suoi spogliarelli, che prima o poi animano la serata (sento una comunione di lussuriosi sensi con Tallulah!). Coraggiosa e dissoluta fino alla fine, muore nel 1968. Le sue ultime parole sono: “Codeina, bourbon.”
Nelle prossime puntate sul blog, vi proporrò altre donne straordinarie che hanno seguito il proprio istinto e la propria natura fregandosene solennemente e irriverentemente della morale pubblica. Le mie icone, insomma.