“Mi piacciono le pin-up. Mi sento più uomo che donna. Però non sono lesbica, non prima di una sambuca, comunque.”
AMY WINEHOUSE
Ah l’estate … Quella torrida stagione dove anche i più ritrosi si lasciano sollazzare e animare dalle lunghe giornate di sole, dalla pelle ambrata e dal profumo del sale sul corpo. I sensi si rilasciano, il desiderio fluttua morbido e le occasioni per le scappatelle si moltiplicano esponenzialmente. Come se il nostro sesso, riposato dal lungo letargo invernale, si risvegliasse prepotente e famelico nelle oziose ed erotiche giornate d’estate. Il mio, come immagino sappiate bene ormai, non conosce letargo, si attizza a ogni stagione e coglie i relativi frutti con vorace passione. Nei mesi estivi, io abbandono, a parte ogni ritegno, anche la mia “latteria” (abito, infatti, in un’ex latteria riconvertita in casa/alcova/studio) e parto per una piccola isola del Mediterraneo, selvaggia e primordiale. Smetto gli abiti, tutti, girovago senza scarpe per i sentieri e mi crogiolo nuda al sole cocente. Quest’anno sono ospite di una coppia di amiche, che vivono insieme, innamorate e isolate, nel loro inebriante rifugio bianco. Stufa di fugaci incontri, sento il bisogno di staccare la spina e prendermi una necessaria, e aggiungerei meritata, pausa dagli uomini. Io vado in vacanza per smettere il caos carnale della mia vita quotidiana. Molti, al contrario, vedono nella vacanza un’evasione da una vita tranquilla. Per me è l’esatto contrario: vado alla ricerca di pace e quiete, tanto poi il casino arriva puntuale, soprattutto quando cerco di ‘fare la brava’. L’isola è prepotentemente femmina, le donne, locali e d’adozione, sono toste e grintose – alcune lesbiche, altre bisessuali, altre ‘la qualunque’ – nella cornice pansessuale di quest’intensa e ribollente isola vulcanica. Mi ricordano le amazzoni, le ardenti guerriere della mitologia greca. Gli isolani sono attratti e spaventati da questa potenza femminile, quasi ridotti a un ruolo marginale, collocati sullo sfondo, necessari per riprodursi ma altresì facilmente sostituibili per i sollazzi della carne. Una sera le mie saffiche amiche organizzano una cena ai sapori mediterranei nell’azzurra cornice del mare d’agosto. Io, ebbra d’isola e rilassata, sorprendentemente non frenetica e assatanata, mi godo la quieta e inquietante serenità del mio sesso. Quasi assente, in realtà dormiente. La cena è allegra e semplice, si parla, i telefoni non hanno campo, nessuno che cazzeggia e armeggia con questi dannati smartphone, capaci di annientare qualsiasi interazione. Ed è allora che arriva lei: A., spumeggiante ragazza del luogo, dal corpo formoso e dalla lunga chioma corvina. Da subito scatta un’alchimia tra noi: io la disinibita nordica, lei la focosa siciliana. Del resto, si dice che gli opposti si attraggono. In passato, mi era capitato di aver giocherellato con le donne ma più che altro con etero confuse o ubriache, quei bacetti con lingua rubati in una notte balorda o in teatrini a tre a uso e consumo del maschio etero, attizzatissimo dall’omosessualità, solo quando declinata al femminile. Mai prima, invece, mi era successo di sentirmi così attratta, non solo fisicamente, dal mio stesso sesso e di ritrovarmi sedotta da una donna che ama le donne. Una rivelazione, per me. A dimostrazione che non si smette mai d’imparare e di scoprire nella vita e nel sesso, posto che si sia liberi e liberati. Bisogna saper ascoltare il proprio sesso e voi uomini lo fate, eccome, per questo nutro per voi grande rispetto e un pizzico d’invidia: seguite il cazzo e il cazzo non vuole pensieri. Noi donne quasi temiamo la nostra vagina e il profondo e penetrante potere che detiene. Invece, la figa va ascoltata perché molto spesso ne capisce di più del cuore e della testa. Inoltre, magari, così facendo, le donne potranno ricavarne orgasmi veri, invece di doverli fingere a raffica. Vorrei mutuare il “conosci te stesso”, la massima religiosa dell’Antica Grecia, in “conosci la tua figa” perché esiste una profonda connessione tra cervello e vagina e tutti sanno come l’orgasmo femminile sia intimamente legato alla mente. E chi sa questo meglio di una donna? Ancor più quando si tratta di una donna che ama il suo stesso sesso? E’ con questi pensieri, ma soprattutto sensi, che accolgo lo stuzzicante incontro con A., la quale, smaliziata, si accorge della mia attrazione verso di lei, ne gode e ricambia, standomi accanto tutta la serata, facendomi sentire al pari di un uomo, catturato e rapito dal fascino femminile, incapace di difendersi. Annuso il profumo dei suoi capelli e della sua pelle, le osservo le generose forme a stento trattenute in un abitino, fantastico di spogliarla e vederla nuda in tutta la sua prorompente bellezza, e il mio sesso si risveglia, pulsando per una donna. Avverto il desiderio di strizzarle il seno tra le mie mani, per poi farle scivolare sulla sua pelle mora, percorrendo il solco del suo ventre e spingendomi più in basso, oltre l’ombelico. Fare l’amore con una donna non ha nulla a che vedere con gli squallidi scenari allestiti nei film porno. E’ qualcosa che trascende la volgarità, un andamento lento dei sensi, un connubio erotico e umido, dove due donne si amano scopandosi con naturalezza e disinvoltura. Io stessa da donna, comprendo il desiderio maschile di osservare due femmine in azione; è uno spettacolo della natura che annovero tra le dieci cose da fare prima di morire. Vorrei che leggeste il resto del racconto immaginando di trovarvi accanto alla porta semichiusa della camera dove A. mi conduce sul finire della serata. Mi eccita l’aspetto voyeuristico della mia avventura, l’idea di sentire addosso sui nostri corpi lo sguardo colmo di libidine di voi uomini. Guardateci mentre le nostre bocche s’incontrano e schiudono in baci appassionati, sulle nostre labbra morbide con i corpi che si avvicinano, sempre più vibranti; le mani rincorrono frenetiche le nostre forme, si concentrano sulle natiche e sul seno, liberandoci degli indumenti e di qualsiasi remora. Entrambe nude sul bisola, il muretto di pietra che delimita la terrazza, iniziamo a gemere e a bagnarci, diffondendo nell’aria della notte l’effluvio del sesso. A. mi stuzzica il palato, offrendomi e togliendomi la sua lingua e le sue dita, mi stringe il volto tra le mani e m’indirizza la bocca sul suo seno, così rotondo e soffice. M’incanto a leccarle e strizzarle i capezzoli, la lingua le percorre il seno, il collo, le scapole, scendendo sul suo corpo profumato di vaniglia. Le schiudo le cosce, percepisco la sua eccitazione umida e voluttuosa, e con la lingua le coccolo il sesso, facendo ritmare la punta sul clitoride. Le mie dita s’intrufolano invitate e invitanti nella sua figa, che sembra quasi risucchiarle, rapita dal godimento e poi, delicatamente, si spostano verso il culo, penetrandolo scivolose. Il mio volto è fradicio di umori sessuali quando A. mi scosta dal suo ventre per baciarmi e gustare il sapore del suo sesso. Le sono sopra, le stringo il culo e presso il mio sesso sul suo, strusciandoci con sempre maggior foga. E figa. Stiamo facendo l’amore e scopando al tempo stesso. I nostri capezzoli sono turgidi e appuntiti, ogni lembo del corpo è elettrizzato dal tocco, sentiamo colare il piacere dai nostri buchi, affamati e arrapati. E’ allora che A. si alza, mi fa un sorriso d’intesa, m’indica di seguirla ed entriamo in casa. A dominare la stanza è un immacolato letto bianco, velato dalla zanzariera in garza trasparente. Rimanete sulla scena: noi due che ci accostiamo al talamo, spostiamo la tendina e ci sdraiamo una sopra l’altra, con il suo seno che quasi mi cade in bocca e la mia lingua che rotea sui suoi capezzoli, assaggiandoli e ciucciandoli. Il climax si avvicina mentre stremate dall’amplesso ci solletichiamo il sesso uno sull’altro, ormai scopando ferine. L’orgasmo sfocia in un rovente rilascio di liquidi sui nostri corpi sudati. Così spogliate di ogni tabù e placata la nostra fame sessuale, ci accasciamo abbracciate sulle lenzuola di lino, intrise del nostro piacere. Riposiamo un paio d’ore fino a risvegliarci alle prime luci dell’alba, con la nuca di A. chinata sul mio sesso, disteso e proteso verso la sua lingua che mi lambisce il clitoride per poi abbassarmi ed entrarmi dentro, mentre le sue braccia mi scostano le cosce fino a divaricarle del tutto. Sono impotente e mi lascio andare, arrendendomi a un altro portentoso orgasmo. Nell’incrocio dei corpi, ho quasi la sensazione di fare l’amore per la prima volta, in un gioco che è lei a condurre con lieve risolutezza, accompagnandomi in un’esperienza mai provata prima. A. conosce i ritmi, le profondità, i punti esatti del piacere femminile, che non si anima con scopate frettolose, ma prospera nel saper calibrare delicatezza e irruenza, in perfetta sintonia con gli impulsi fisici. Con A. ho compreso le infinite possibilità sessuali di noi donne, troppo spesso vincolate nel panorama maschile; il sesso femminile nasconde abissi di piacere che sfuggono a incontri trafelati e inesperti. La nostra storia è durata poche settimane ma il ricordo rimane vivido nella mia mente. E nel mio sesso. Eh sì, direi proprio che è stata una lunga estate calda. Del resto, Some Like It Hot.