Buongiorno miei amici, followerS & haterS, anime pellegrine e ricercatori del dharma, insomma un pubblico atipico e peculiare, come piace a me e come sono io. La blogger più pigra e languida della blogosfera si trova con le sue chiappe rotonde e ancora piuttosto sode IN UTERO, ossia nella sua isola dell’anima, Stromboli, Sicilia, dove quest’anno festeggia i suoi primi venti anni di disonoratissima carriera eoliana. Ricordo ancora il simpaticissimo parroco Don Antonino apostrofarmi ‘La mia Maria Maddalena è tornata’. Divertente un prete che ti dà della meretrice in piazza davanti alla Chiesa di San Vincenzo. Ma del resto la mia scottante e variopinta reputazione me la sono guadagnata sul campo e soprattutto sulla camporella, amoreggiando leggiadra e libera in questa terra magica creata dagli dei per il sollazzo di noi mortali. Un’isola che non conosce misura né via di mezzo, tantomeno le sfumature. Rosso e nero sono le forti nuance che contraddistinguono questo paradiso infuocato. Io stessa non conosco misura. Esplosiva, dirompente, imprevedibile, irrefrenabile, indomabile. Una furia della natura. Idda mi sono soprannominata, la perfetta prosopopea di un vulcano attivo, al quale peraltro sono stata paragonata sin dal primo non timido vagito. Sbarcai su quest’isola nel luglio del 1997 e da allora rimasi beatamente intrappolata nella malia di Iddu, come chiamano qui il vulcano. I soliti maschilisti lo vogliono maschio mentre io, da femminazi quale sono, riconosco invece nella sua bollente intemperanza una vena prepotentemente femmina. Insomma, quelle scene melodrammatiche, urlate e mai sussurrate sono “cosa nostra”, di noi femmine, meglio amazzoni isolane. Le donne qui sono una potenza, una tribù di ancelle che danzano sotto le ceneri del vulcano, cha amano sfrontate e disinibite, che non hanno bisogno di un maschio ma che di tanto in tanto lo prendono per appagare la propria foga uterina. Il furore uterino, come un tempo veniva classificato il forte desiderio sessuale nella donna, detto anche ninfomania, è solo una mera invenzione dell’uomo che teme la liberazione femminile, si perde nella passione liberata delle femmine evolute. Forse anche un tantino maschie. Io ho una natura maschile ben radicata e certo sviluppata. Amo chi abbraccia l’altro da sé, chi indaga nel suo per scoprirsi ed evolversi, non sono uno stato in luogo, io sempre estenuante e istintivo moto a luogo. In costante ricerca di altro da me. Ormai alla veneranda e venerata età di 45 anni (perché io non tornerei mai indietro ma sempre protesa in avanti), festeggiati un’altra volta qui sull’isola, ho imparato non solo a conoscere me stessa (in assoluto il viaggio più lungo e affascinante che abbia mai compiuto e che finirà solo con la mia dipartita) ma anche ad amarmi in barba ai miei macroscopici difetti, alle mie tremende mancanze, ai miei mortali limiti. Non posso né voglio più negare come e cosa sono: un folletto dell’anima, uno spirito libero e liberato, una puledra, ok un pony, selvatica, che rifugge a zampe levate la stabilità emotiva tanto agognata dai più. Io godo nell’indipendenza, nella mia solitaria ma non desolata esistenza, nel porgermi al mondo con stupore e amore. Ahimè nel mio peregrinare ho commesso e commetterò passi falsi, finendo per ferire chi amo. Non sono così sfuggente da non cogliere il dolore che posso provocare. Né così insensibile da fregarmene. Ma se devo scegliere tra me, la vera me, la mia ossessiva brama di libertà e l’adattarmi a una non me, inseguendo spossata una normalità che non mi appartiene e che, in tutta verità, nemmeno voglio … be’ non c’è gioco. Io sceglierò sempre me. Perché negando me stessa, io mi nego la vita. “Una donna libera è il contrario di una donna leggera” scriveva Simone de Beauvoir, lei donna libera in un’epoca in cui per esserlo bisognava sfidare le convenzioni sociali. E io sono una donna libera e complicata. Oggi ci ammantiamo di una libertà femminile che in realtà la maggior parte delle donne sembra non volere. Non essendo in grado di gestirla. Una delle frasi più ricorrenti che mi sento ripetere di continuo è “quanto vorrei la tua vita”. Ognuno di noi è libero di scegliersi la vita che più gli aggrada. Si richiede coraggio e determinazione, un pizzico di follia non guasta, anzi … Consente di godersi questo giro di giostra che è la vita come se non ci fosse un domani. E quando quel non domani dovesse arrivare a portarmi via, io potrò urlare a squarciagola HO VISSUTO, I’VE GOT A LIFE, questa una stecca a una povera stronza che due mesi fa mi ha ‘Instragram-shamed’ ossia mi ha svergognato su Instragram dicendomi ‘Roby, grow up. Get a life’. I’ve got it BITCH. E quanto tu la vorresti e non l’avrai mai. Finalmente mi ritrovo nella mia solitudine, batto sulla tastiera (giuro non per strada) animata da frenesia scribacchina, immagino il mio futuro da scrittrice e non solo maniaca dei post che tanto e in tanti amate. E di questo vi ringrazio con umiltà. La mia missione di vita è godermela e farvela godere. La giornata qui si presenta magni-fica e portentosa. Luna piena in avvicinamento e la sua stria (strega) lunatica si appresta ad accoglierla con rituale bagno a nudo nelle acque salvi-fiche di questo paradiso in terra. Dopo venti anni, io il mio Iddu ce l’ho: Stromboli. Ti amo e ti rimarrò adorabilmente infedele fino al mio ultimo respiro. E mo’ vi saluto e sposto i ciapet milanesi sulla nera spiaggia.
2 Comments
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