Dalla mia rubrica EroticaMente sulla rivista Maxim – Novembre 2019
La mia è stata una lunga estate calda, incandescente e infuocata, costellata letteralmente di erezioni ed eruzioni. Giacevo, infatti, languida sull’isola di Stromboli il 3 luglio quando Iddu, Lui, il vulcano in siciliano, ha eruttato con possente boato tutta la sua magmatica furia. Frequento l’isola di fuoco da oltre venti disonoratissimi anni, ne conosco abitanti, anfratti, umori, sapori e sono altresì avvezza alle bizze del vulcano, alla sua voce, alla sua linfa. Sono una pagana, devota all’Idduismo e votata per passione alla dissoluzione dei sensi. La montagna, come i locali chiamano lo Stromboli, non mi aveva mai spaventato prima; al contrario, mi sono sempre sentita attratta alla sua fiamma e risucchiata dalla forza primordiale di questa terra bollente, fumante e visceralmente magica. Gli isolani mi chiamano Idda per la mia natura altrettanto esplosiva e focosa e sull’isola nera mi diverto ad atteggiarmi con irriverente ironia a Raffaella Pavone Lanzetti, il personaggio della milanese stronza e snob, magistralmente interpretato da Mariangela Melato in Travolti da Insolito Destino nell’Azzurro Mare d’Agosto, film cult di Lina Wertmüller, accanto al sommo Giancarlo Giannini, che dà volto e anima al rozzo marinaio Gennarino Carunchio, maltrattato e umiliato dalla ‘bottana industriale’.
Il film del 1974 è un ritratto della lotta di classe, dello scontro Nord-Sud, dei ruoli uomo e donna. La dinamica padrona/schiavo si ribalta quando i due naufragano su un’isola disabitata: la petulante parlantina della milanese s’infrange impotente davanti alle necessità di sopravvivenza che invece il povero ma scaltro marinaio sa affrontare da uomo del popolo abituato a cavarsela. La signora diventa la schiava: gli lava le mutande, gli fa da mangiare, lo serve. E lui desidera ardentemente possederla ma non con la forza come quando la rincorre e quasi la violenta per fermarsi nel preciso istante in cui sente la femmina nordica friggere di piacere. Carunchio possiede la dignità, un tempo valore nobile sull’isola, e le sue parole trasudano fervente tormento:
“Ti devi innamorare. Ti deve prendere un amore nero che ti torce le budella, passione disperata peggio d’una malattia. Io t’ho a entrare dentro la testa, dentro lu core, dentro la pancia. Passione o nente!”
La passione su questa terra arsa dal fuoco, battuta dal vento e sconquassata dalle onde, non conosce alcuna sfumatura. E’ impetuosa e spaventosa: ti pervade le viscere, senti il vulcano penetrare ogni caletta, assapori la potenza della perversione pronta a esplodere tutta la sua salvi-fica energia. Sesso e morte, rosso e nero, fuoco e acqua. Stromboli è prosopopea magmatica dell’eccesso/sesso di lava che erutta la sua intemperanza riversando semi di fuoco, le “pomici bionde”, nel letto marino.
Fare l’amore a Stromboli è unirsi carnalmente al vulcano.
Sulla sua terra nera nelle mie dionisiache estati ho amato con esplosiva passione isolani e stranieri, accogliendo avventurieri, senza distinzione di genere, come una novella Calipso, spalancando loro le porte dell’estasi, accoccolandoli nel mio ventre.
Noi isolane isolate siamo femmine ferine, ancelle vulcaniche, amazzoni voluttuose che condividono infuocati bollori per alimentare la fiamma del desiderio prepotentemente ardente sulla montagna e dentro il nostro delta di Venere.
Nel 1949 il regista Roberto Rossellini cadde preda della seducente malia dell’attrice Ingrid Bergman, la gatta morta venuta dal nord, con la quale sull’isola girò Stromboli. Complice il vulcano, tra i due scoppiò una rovente relazione mentre Anna Magnani, icona del cinema italiano e allora verace compagna del regista, girava Vulcano sull’omonima isola. La leggenda locale narra che se i vulcani non sono esplosi per l’ira funesta della Magnani sedotta e abbandonata – L’inferno non conosce furia simile a una donna respinta profetizzò William Congreve – allora noi Idduisti possiamo placidamente crogiolarci oziosi e viziosi sotto le sue pendici. E fare tanto boom boom!