“Donne non si nasce, si diventa” scriveva Simone de Beauvoir nel suo leggendario tomo Il Secondo Sesso del 1949, saggio per antonomasia del femminismo europeo. Io sono nata nel 1972 e sto ancora diventando donna, la simpatica monella ritratta con me nella foto, Neva, è nata DONNA nel 1936. Poi è diventata IDDA, ossia Lei in dialetto siciliano. Neva è la proprietaria, la cuoca, l’anima e il cuore della Locanda del Barbablù di Stromboli. Anzi, secondo me è lei stessa la reincarnazione del Barbablù. Dotata di una tenacia inossidabile, nata contadina e rimasta genuina in ogni fibra del suo corpo, questa forza della natura accoglie e ristora i viandanti e i navigatori. Sempre prodiga di consigli e rimbrotti, Neva, nome scelto dal nonno che fece la guerra di Russia in onore dell’omonimo fiume, è originaria di Venezia e sentirla imprecare in dialetto veneto è una delle esperienze auditive più esilaranti che abbia mai provato. Mai domata, in lei arde un animo dalla generosità esplosiva, uno spirito rock e una tempra di altri tempi. Ormai siciliana d’adozione da oltre trent’anni, la Neva giunse nel 1980 sull’isola di Stromboli insieme al compagno napoletano Andrea, di venti anni più giovane. Insomma, mica scema la Neva, cougar d’antan! Andrea, garbato e ostico barman (nell’accezione più raffinata del termine), è stato per decenni il confessore, lo psicologo e il consigliere di generazioni di anime perse e non che regolarmente assediavano la Locanda, usando lo sgabello al bancone del bar al pari del lettino dello strizzacervelli. Io sono stata, sono e sarò sempre una delle sue pazienti. Poco paziente! Alla fine, il cervello l’abbiamo strizzato a lui! Del resto, l’isola di Stromboli non è luogo da mezze misure, con la sua natura feroce e fiammante. E gli stessi avventori, soprattutto i residenti e i ricorrenti, mostrano una natura stralunata e bislacca. L’isola, infatti, è anche chiamata l’isola dei matti. Un bellissimo nosocomio all’aria aperta, immerso in un paesaggio paradisiaco ma è cosa nota che dove c’è il paradiso, c’è il suo opposto, l’inferno. Sull’isola personificato da Iddu, Lui, il vulcano che sputa lava rosso sangue sulla valle nera come la pece. Sempre attivo e in costante borbottio. Al pari di Neva! Ogni tanto noi ‘ricorrenti’ invece di attendere lo sbuffo di Iddu, aspettiamo l’esplosione di Idda, che di solito arriva quando i pescatori locali cercano di rifilarle pesce non troppo fresco. Non è raro allora assistere alla scenetta in cui la Neva, fingendo pacatezza (per disorientare il nemico) erutta un ‘sto par de cojoni’ in dialetto veneziano. Per poi colpire il malcapitato pescatore truffaldino con il pescato del giorno (o dello ‘ieri’…). Idda è la mia mamma d’adozione, Andrea il mio amico del cuore e Stromboli il mio ventre materno. L’isola è femmina, prepotentemente donna. Qui sono cresciuta e maturata. A livello emotivo. A livello sessuale. La mia prima ‘scopata senza cerniera’ (citando un altro storico libro sulla condizione della donna, Paura di Volare di Erica Jong) avvenne infatti su questa terra nel lontano 1994. E poi fu boom!