Qualche giorno fa leggevo su The New York Times – articolo prontamente ripreso e tradotto da La Repubblica – come stia diventando una tendenza, anche per le donne, pranzare e cenare da sole. Bella novità! Almeno per me che da anni godo della mia solitudine anche al ristorante. Non ceno sola perché abbandonata da tutti ma perché scelgo di assaporare un’ottima cena in compagnia di un libro, di una rivista, di qualsiasi cosa da leggere che sia cartacea. Lo scorrere frenetico delle dita sullo schermo non potrà mai sostituire per me la magia della parola scritta su carta. Un altro piacevolissimo aspetto del pranzare in solitaria è anche farsi gli affaracci degli altri, origliando conversazioni, osservando le dinamiche di coppie, cosa che mi fa sentire un’antropologa dei comportamenti umani. Sarà per via della mia natura assai curiosa ma sono affascinata dalle persone. Mi basta altresì pochissimo perché la fascinazione si trasformi in aberrazione quando osservo coppie senza nulla da dirsi attaccate morbosamente ai loro fottuti device che al pari della televisione un tempo, consentono oggi a due persone di stare insieme senza rivolgersi la parola. Che assoluta tristezza! E poi dovrei vergognarmi io a cenare sola? Sarà ben peggio essere soli in due. L’assenza di comunicazione. La noia che gli leggi stampata sul volto. Non oso immaginare quali pietosi sollazzi della carne seguiranno la “romantica” cenetta!
Un altro motivo per gustarsi un pranzo soli con se stessi e i propri pensieri è potersi concedere manicaretti prelibati da assaporare in religioso silenzio. Inoltre, negli ultimi tempi diversi chef iniziano a rispettare di più i “poveri” solitari che spesse volte leggono sul menù di pietanze preparate solo per due. E fatemelo un risottino anche solo per me, suvvia!
Nonché un ulteriore vantaggio del pranzo in solitaria è l’occasionale incontro … Uno su tutti è da narrare: lo scorso agosto mentre come da mio rituale ventennale mi trovavo nella mia città dell’elezione e d’erezione, New York Fucking City, vado in uno dei suoi ristoranti leggendari: l’Oyster Bar all’interno di Grand Central sulla 42esima. Gli americani, e più in generale gli anglosassoni, hanno sdoganato da decenni il pranzo in solitaria e per questo esiste il bancone (ecco un appunto per i ristoranti italiani: più banconi!) dove da soli ci si siede e al limite si conversa con l’oste, il barman, il vicino di posto, il piatto … Whatever! Bene nel tempio del seafood, mi concedo un potente e afrodisiaco Bloody Mary Oyster Shot, in pratica uno shot di Bloody Mary con all’interno un’ostrica, e ordino un tripudio di molluschi e crostacei serviti su un piatto di ghiaccio (vedere reperto fotografico qui accanto, SLURP). Accanto a me è seduto un elegante signore di colore quando ricevo una chiamata video dai miei genitori in Italia. Immaginate un’italiana al telefono che gesticola e parla con un tono di voce sempre un tantino più alto del solito. Il signore, deliziato, sorride. Una volta riattaccato, mi scuso per la scenetta che però lui ha trovato “very charming”. “I love Italians”. Be’ mica tutti! Comunque nel conversare scopro di avere accanto l’ex ambasciatore americano del Marocco, uno spin-doctor del partito Repubblicano, residente a Washington D.C., where else?, in visita di lavoro nella Grande Mela. Mi lascia il suo biglietto da visita, molto galante e quando se ne va mi saluta calorosamente.
Giunto anche per me il momento di andarmene, chiedo il conto e mi sento rispondere che il signore l’aveva già saldato per me! Vi lascio immaginare il sorriso spuntato sul volto della lestofante quando ha saputo di essersi sbafata “a scrocco” ostriche, aragostina, scampi, vongole … Che signore. E che eleganza cenare da soli.
Perché in realtà con se stessi non si è mai soli se state bene nella vostra pelle l’energia irradia ovunque e funziona come una calamita. Certo anche essere carine aiuta ma un bel sorriso e un’aria frizzante fanno miracoli. Provateci e fatemi sapere …
E ricordatevi una cosa: essere soli non significa essere solitari. Esattamente come in inglese “alone” non significa “lonely”.
Abbiate il coraggio di pranzare con voi stessi e di farlo bene. Inoltre chi può dirlo chi vi siederà accanto al bancone?
Altro piccolo aneddoto: sempre l’anno scorso a Coney Island da sola – cazzo, non mi vuole nessuno?! – vado in un baretto sulla spiaggia ma al bancone era tutto pieno. Tre “baldi” diversamente giovani del Bronx mi fanno posto. Mi offrono da bere e li vedo particolarmente festaioli. Quando ho chiesto cosa stessero festeggiando, uno di loro mi ha risposto: “Well Frank just got out of Rikers Island after 18 years!” In pratica ero seduta accanto a un ex galeotto uscito dopo 18 anni di carcere. Ops faceva lavoretti sporchi per qualche gang italo-americana. How Fun!!!
Ecco la foto del nostro incontro galeotto!