Gli amanti del Martini
C’era una volta una milanese matta e irrequieta che incontrò a Venezia un elegante e pacato gentiluomo. Il distinto ottantenne, che rispondeva al titolo e al cognome d’Ingegner Martina, era rimasto vedovo da qualche anno e andato in pensione, si era un po’ spento per il dolore della perdita dell’amatissima consorte. A tenergli compagnia c’erano il figlio con la sua famiglia, la sua simpatica bassotta Tea e la sua passione per la vela e i martini all’Harry’s Bar.
Allora, come diavolo nacque questa stramba amicizia? Galetto fu appunto il martini del Martina. E il leggendario Harry’s Bar. Perché la frenetica milanese faceva tappa obbligata nel famoso ritrovo veneziano per sorseggiare il mitico martini cocktail e deliziarsi in letture dedicate a strambi personaggi quale la Marchesa Casati Stampa. E fu durante uno di questi pomeriggi oziosi e letterari che incontrai Enrico. Anche lui seduto solo davanti a un libro e a un martini. Complice il raffinato e cordiale barman Ivo, facemmo conoscenza. Diventammo inseparabili compagni di mostre e passeggiate, di martini e risate, di eventi e incontri. Ricordo ancora la prima volta che Enrico m’invitò a vedere casa sua proprio davanti alla dimora di Peggy Guggenheim, oggi rinomata galleria d’arte, e a Ca’ Dario, il palazzo maledetto. Eravamo stati a vedere una mostra a Palazzo Fortuny, il nostro spazio museale preferito, e cogliendo l’occasione mi disse la fatidica frase: ‘Vuoi salire a vedere la mia collezione di tessuti Mariano Fortuny?’. La trovai una proposta esilarante e irresistibile. Ovviamente l’ingegnere fu un assoluto gentiluomo e rimasi incantata dalla bellezza di casa sua e dall’eleganza degli arredi, nonché dalla potenza dei suoi gin-toni casalinghi. Da allora ogni volta che torno a Venezia so di ritrovare un carissimo amico che s’illumina quando mi vede perché gli faccio fare un sacco di cose, anche birichine. Il volto del suo serafico domestico cingalese quando l’ingegnere sballa gli orari e ritorna sul bicchiere a casa dev’essere una vera barzelletta. Nonché gli sguardi della gente quando giochiamo a fare la coppietta all’Harry’s.
Ho sempre avuto tanti amici parecchio più grandi di me perché credo fermamente nel rispetto e nell’interesse per le persone anziane che così tanto hanno da condividere. I miei vecchietti, come ogni tanto amo chiamarli, mi riempiono la vita con i loro racconti, la loro sagacia e la loro eleganza di altri tempi, di un mondo ovattato e gentile. E so che a mia volta li inondo, e talvolta frastorno, con la mia dirompente joie de vivre. Un mutevole scambio di amore, energia e vita.
L’altro giorno, rivedendolo dopo quasi sei mesi, nel salotto della sua bella casa, Enrico mi ha commosso (anche se ho cercato di nasconderglielo) quando mi ha detto: ‘Oh Roberta, quando arrivi tu, tutto acquista una magia speciale. Mi dai una carica per andare avanti.’ Bisogna sempre trovare uno stimolo per uscire, stare con la gente, visitare il mondo e lasciarsi rapire dall’imprevedibilità. Abbiate il coraggio dell’ignoto. Rivolgete la parola a quella signora o a quel signore in età che vedete tutti i giorni magari da sola/o. Dedicate parte della vostra giovane energia a rallegrare l’esistenza di persone più anziane che magari soffrono di solitudine. Non saprete mai cosa vi porterà. Nel mio caso un nuovo importante amico, un giovale gentiluomo con il quale discorrere di tutto (“Roberta, sei proprio una malandrina!”) e visitare mostre d’arte di cui spesso non capiamo una mazza ma dove ci facciamo grosse risate davanti alla nostra assoluta ignoranza. Ma che ce frega. Almeno noi cerchiamo sempre d’imparare e di conoscere. La curiosità è la molla della vita.
Ora vi saluto che ho un appuntamento con il Martina per un certo Martini in un certo Bar di Harry!
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