Durante mie scorribande sull’isola di Manhattan, trovo sempre il tempo e la voglia di visitare qualche museo cittadino. Il Metropolitan Museum of Art? Il Moma? Il Guggenheim? Anche, ma prima di tutte queste indiscutibili istituzioni nel campo dell’arte, la vostra smaliziata e irriverente Robbie preferisce immergersi nelle sale del Mosex http://www.museumofsex.com il Museo del Sesso definito dal New York Times “Un misto di oscenità, allegria, creatività, volgarità e stimoli maliziosi”. Inoltre, è uno dei pochi musei al mondo vietato ai minori, pertanto non rischierete d’imbattervi in una folta schiera di bimbetti in età scolare che scorrazzano tra vibratori antichi e immagini XXX tratte dal leggendario film porno ‘Gola Profonda’. Chi l’ha detto che i musei devono per forza essere noiosi? Provare per credere; vi consiglio quindi di seguirmi nel tour di quest’insolito e divertente museo. Il Mosex, situato a Manhattan all’angolo tra la 5th Avenue e la 27esima strada, a pochi passi dal Flatiron District, ha aperto i battenti nell’ottobre 2002, il primo museo del sesso in America. Inizialmente accolto con scetticismo dai notori puritani americani, in oltre dieci anni di attività il museo ha registrato migliaia di visite, in particolare dal pubblico femminile che risulta più interessato all’argomento rispetto ai maschietti. Come sempre, le donne sono le scolarette più diligenti, magari anche motivate da una frustrazione sessuale, che le spinge a voler indagare soluzioni e ricercare risposte alle proprie privazioni. Perché, maschietti, alla frustrazione, noi donne preferiamo di gran lunga la “frustazione”, il che spiega anche il successo planetario di quell’orrido libro 50 Sfumature di Nulla. Per entrare al museo, si passa attraverso un negozio che vende gadget erotici, sex-toys, libri tematici, oltre a varie ed eventuali. Senza dubbio, il gift store più interessante che abbia mai visitato in un museo: c’è un “cazzo” di roba da comprare e usare. Molto spiritoso è il cartello che invita a non toccare, leccare, palpeggiare e montare le opere esposte; questi sessuomani sono un vero spasso! Pertanto, non promettendo di fare la brava, perché per la sottoscritta comportarsi bene equivale ad andare contro la sua natura libertina, ho comprato il biglietto dell’entrata (non propriamente a buon mercato a 18,50 dollari, anche se posso assicurarvi che ne vale la pena, anzi il pene!) e ho iniziato il mio tour alla scoperta della sessualità. Il museo, esteso su tre piani, offre mostre permanenti e temporanee divise in quattro sale. Anni fa, ricordo con molto divertimento di aver visitato l’esibizione Funland: Pleasures and Perils of The Erotic Fairground http://www.museumofsex.com/portfolio_page/exhibition-jump-for-joy/, in pratica un’installazione interattiva, una sorta di luna-park del sesso, completo di tunnel dell’amore e castello gonfiabile rivestito di poppe sulle quali saltare al grido di Jump For Joy. Quest’anno sulla stessa onda amorosa è stata allestita l’esibizione Splendor In The Grass Kinesthetic Camping Ground, un’esperienza immersiva e coinvolgente organizzata dallo Studio Droog per la Kinesthesia Art Commission. L’installazione riproduce una sorta di campeggio situato in un surreale parco giochi per adulti dove le complessità della sessualità umana entrano in gioco in molteplici esperienze fisiche, visive e olfattive. Racchiuso in un ricercato scenario simile a quello di una foresta, questo sensuale habitat è completo di un cielo in movimento, di un falò e di ranger in carne e ossa. Cinque tende da campeggio interattive collegano il visitatore alle fasi della stimolazione sessuale e al fremito dell’eccitazione in un incontro sia stravagante sia titillante. “Attraverso il nostro premio della Kinesthesia Art Commission, speriamo di sospingere oltre i confini delle normali esperienze di visite nei musei e di incoraggiare i visitatori a godere dell’arte fisica,” ha dichiarato Mark Snyder, responsabile delle mostre del museo. “Siate pronti a usare tutto il vostro corpo nel visitare Spendor In The Grass.” Lo scopo del museo non è solo ricreativo ma educativo, come spiega Snyder: «All’inizio la gente considerava strano l’accoppiamento sesso e museo, poi ha capito che il nostro scopo è meramente educativo nonché di preservazione. Il museo del sesso ha, infatti, una collezione di oltre 15 mila pezzi alla quale fanno da corredo delle mostre non permanenti che offrono appunto spunti di riflessione su sesso e sessualità». Una volta passato il gift store – dove vi sfido a non comprare qualche “minchiata” e dove, tra gli oggettini vibranti, spiccano i prodotti di Lelo https://www.lelo.com/it azienda svedese di altissimo livello, in pratica il La Perla dei sex-toys – il viaggio nel museo inizia con la mostra permanente «Hardcore: un secolo e mezzo d’immagini oscene» http://www.museumofsex.com/portfolio_page/exhibition-hardcore/ dove scoprirete come l’appetito per la pornografia non sia un’invenzione dei nostri tempi ma esista da sempre. Anche se il termine hardcore è un’invenzione contemporanea, il desiderio di travalicare i confini a livello sessuale vanta, infatti, una lunga storia. «Anche se soggetti a censura – spiega Snyder – i nostri antenati non erano affatto asessuati come la visione della storia dell’epoca voleva farci credere. E anche se molto materiale è andato distrutto o perso, molte collezioni erano tenute nascoste e smerciate segretamente». Ad esempio, scoprirete che molto prima dei selfie e della categoria amateur le persone già si sollazzavano a fotografarsi in atti erotici: diversi autoscatti – riconoscibili dalla cordicella sulla destra delle fotografie – risalenti ai primi anni del Novecento, ritraevano, tra gli altri, un uomo che sculaccia una donna all’aria aperta, immagini di sesso interraziale, sesso di gruppo, sesso omosessuale, sesso travestito, etc. Tra i punti più godibili di questa sala ci sono: una guida ai bordelli di New York del 1855, un manuale sessuale illustrato a mano risalente al tardo diciannovesimo secolo, i primi rudimentali tentativi di girare pellicole pornografiche, un “glory hole” di fine diciannovesimo secolo, oltre a una collezione di manufatti erotici rimasti nascosti per quasi un secolo tra le mura di una casa di Brooklyn e rinvenuti durante una recente rinnovazione. Sono rimasta particolarmente colpita da uno strumento usato per combattere la nefanda pratica dell’onanismo, ossia per scoraggiare gli uomini a farsi le pippe. Questo strumento del 1890 era utilizzato in epoca vittoriana per reprimere nei maschi la voglia di masturbarsi. Si credeva, infatti, che l’autoerotismo avesse conseguenze negative sullo sviluppo fisico e psichico dell’individuo (Poveri voi, come fareste senza strozzarvi il polletto?) Una sorta di cintura di castità al maschile che a ripensarci bene potrebbe essere utile a molte donne per controllare gli insani appetiti dei loro compagni. Poi, però, finirebbe per intaccare il mio terreno di caccia, perché in amore così come in guerra non esistono regole e a me gli uomini altrui fanno molta gola. Profonda, certo. Tornando all’irriverente e molto istruttivo tour, il MoSex offre anche una chicca per i lettori di Playboy: in mostra, infatti, c’è anche la vestaglia originale indossata da Hugh Hefner, il nostro mitico fondatore e capo. Tuttavia, la sala in assoluto più interessante e inaspettata è l’ultima dedicata alla Sex Lives of Animals, ossia la vita sessuale degli animali, che illustra come anche il mondo animale abbia una propria sessualità, non esclusivamente finalizzata alla riproduzione ma anche al piacere. Insomma gli animali amano accoppiarsi anche solo per il gusto di godere, non per fini esclusivamente riproduttivi. Nella sala del sesso nel mondo animale ci sono grandi quattro installazioni dello scultore Rune Olsen dedicate al tema: una rappresenta due panda in azione, un’altra raffigura due scimmie che copulano, una due delfini nell’atto amoroso ma la più impressionante è senza dubbio quella di un ‘menaggio a tre’ fra cervi. Eh sì, cari lettori, perché al museo ho scoperto che i cervi amano farlo ‘strano’ con più partner alla volta, uno in groppa all’altro. Ma non è l’unica sorprendente scoperta che ho fatto: su una parete c’è un video intitolato Panda Porn.
Cioè, un porno girato con i panda?! Leggendo la didascalia, ho appreso che i panda, quando in cattività, come ad esempio negli zoo, perdono la libido e quindi lo stimolo ad accoppiarsi e di conseguenza non si riproducono. Per ovviare a questo problema, gli studiosi ne hanno pensata una tanto buffa quanto efficace: ossia far vedere loro video di panda che scopazzano al fine di stimolare l’appetito sessuale. Pratica che si è rivelata alquanto efficace. Recenti ricerche nello studio del comportamento animale hanno rivelato che gli animali partecipano in una varietà straordinariamente ampia di atti sessuali, dimostrando in questo modo che il sesso va oltre una semplice pulsione finalizzata alla riproduzione. Per quanto sorprendente, nel mondo animale esiste ogni genere di accoppiamento e di atto sessuale, dai preliminari alle coccole post-coitali: gli animali si baciano, si abbracciano, si masturbano e masturbano il partner, praticano sesso orale e ogni altro tipo di penetrazione. Il sesso, quindi, nel mondo animale possiede tante sfumature quanto quello del regno umano; anzi, a giudicare dall’elenco delle pratiche ‘animali’, mi sa che diversi miei ex partner avrebbero solo da imparare dalle bestie. Insomma, il sesso solo per il piacere non è una prerogativa esclusiva dell’Homo Sapiens. Sempre in questa sala molto informativa, ho scoperto che esiste una specie di scimmie, i bonobo, mammifero appartenente all’ordine dei primati, noto anche come scimpanzé pigmeo o scimpanzé nano, dalla spiccata ed estrema predisposizione sessuale, definita addirittura esuberante da alcuni studiosi. Quindi, ho immediatamente capito da quale specie di scimmia provengo: dalle scimmie bonobo, che fanno sesso in qualsiasi posizione, in media ogni ora e mezza, non disdegnano le orge, praticano il sesso orale e si masturbano. In un video che mi ha lasciato letteralmente ‘a bocca aperta’, ho visto una tartaruga maschio intenta a masturbarsi strofinando il proprio organo sessuale sulla grata di un tombino: dall’immagine di un micro membro, in una frazione di secondo è uscito fuori un pene di notevoli dimensioni che mi ha fatto sobbalzare. Vedere per credere. Infatti, la vostra devota Robbie, in versione Pierina Angela ha pensato di girare qualche video all’interno del museo per voi. Qui trovate il primo con le immagini dei panda e dei cervi che s’ingroppano; qui il secondo dedicato all’autofellatio, non autoflagellazione; e qui il terzo scioccante sulla masturbazione della tartaruga. Non guarderete più le mansuete tartarughe, il buffo panda e le intelligenti scimmie con gli stessi occhi. Solo una raccomandazione: non molestate gli animali allo zoo … Piuttosto fate i guardoni e ammirate la libertà e la gioia con la quale si amano e si trombano l’un l’altro: nessun animale è, infatti, fottuto e mutilato dalla religione! E parlando di zoo, se vi capitasse di essere a New York, vi consiglierei di fare una capatina allo zoo di Central Park e di andare a scoprire la bellissima storia della coppia di pinguini gay, da cui è stato tratto un libro intitolato And Tango Makes Three e basato sulla vera storia di Roy e Silo, due pinguini artici maschi, che hanno “adottato” un uovo, facendo poi crescere il piccolo pinguino, a cui è stato dato il nome di Tango. Il libro, scritto per spiegare ai bambini dai 4 agli 8 anni il concetto di omosessualità, ha ricevuto numerosi premi negli Stati Uniti, ma è stato anche bandito negli stati più puritani e oscurantisti del paese. Che sia un caso che la parola ‘puritano’ faccia rima con Vatic-ano?! Attualmente il Mosex offre la mostra fotografica Night Fever: New York Disco 1977–1979, The Bill Bernstein Photographs, una raccolta d’immagini dedicate ai discinti anni Settanta che indaga il multiculturalismo sessuale e sociale della scena notturna newyorchese di quel decennio. La mostra presenta 40 fotografie scattate da Bill Bernstein tra il 1977 e il 1979, accompagnate da interviste audio, in un’installazione immersiva che invita gli spettatori a sperimentare la libertà e l’ebbrezza dell’era della disco. Tra i club in evidenza, troviamo immagini di GG’s Barnum Room, Le Clique, Xenon, Studio 54, Ice Palace, Crisco Disco, Paradise Garage, Electric Circus, The Fun House e Hurrah. Lo straordinario contesto di questi club ha permesso un’interazione mai vista in precedenza tra gruppi eterogenei: gli etero ballavano con i gay, i bianchi con i neri e gli ispanici, i giovani con i vecchi, i ricchi con i poveri. Nell’abbracciare pubblicamente identità alternative, precedentemente nascoste, questi pionieri hanno creato rivoluzionarie comunità che oltrepassavano i limiti allo scopo di trovare gioia e amore, spianando la strada a una cultura futura basata sull’inclusività. E mai come in questo momento storico, l’America, se non il mondo intero, farebbe bene a ricordarsi e rispettare ogni sfaccettatura sessuale e amorosa nel ricco e variegato melting-pot che da sempre la contraddistingue.
PS Per qualche curiosità ulteriore sulla sessualità nel mondo animale, vi rimando a questo interessante sito con un lungo elenco di bizzarrie sessuali tra gli animali.
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