La definizione della parola “cilecca” sul dizionario è la seguente:
Cilecca: ant. sec. XIV Beffa. Oggi in uso solo nella loc. fare c., riferito ad arma da fuoco o a cartuccia, non sparare, non esplodere per cattivo funzionamento; in senso fig., mancare, fallire, venir meno nel momento in cui si dovrebbe meglio figurare.
Buongiorno boys & girls, oggi torno a condividere le mie spensierate e talvolta tragicomiche scorribande tra le lenzuola. E credo che già dal titolo abbiate una vaga idea di quale tema sonderò oggi.
Più che “venir meno”, nel mio caso specifico direi “venir niente” … Ma andiamo a raccontare la malcapitata esperienza. Da un paio di mesi la mia vagina è poco allegra perché rintanata nel suo rigoroso letargo invernale. La lascio stare e non la solletico (quella morde) perché le risulta urticante anche solo una carezza. Conoscendola (del resto vorrete o meno conoscere il vostro sesso?!), le permetto il riposo della guerriera prima delle feroci e ferali battaglie primaverili. Chissà che non si restringa anche nei mesi di anoressia sessuale. Wishful thinking. Pur tuttavia, un paio di settimane fa ho avvisato un guizzo, un bagliore, un sussulto. Lei c’è e a mo’ di talpa con occhietto stropicciato ha fatto capolino da lì sotto per essere sfamata. Subito colgo l’occasione di rifocillarla quando ricevo messaggio da parte di un gran fico. Non il mio tipo, troppo figo. Fighetta. Piacione. Giusto. Cool. No, io li preferisco più veraci e ruspanti ma a caval donato non si guarda in bocca, recita il proverbio e inserire, ahimè, questo gran tocco di gnocco nel mio variopinto carnet, oltretutto a febbraio (mese nel quale raggiungo l’apice della pigrizia adiposa), mi sembra un ottimo modo per scacciare quella punta d’isterismo che inizia a pervadere il mio corpo non battuto. Isteria che può raggiungere vette inquietanti se la battuta non riesce bene … O peggio, se non riesce del tutto!
Il fico preme per vedermi lo stesso giorno. “Sarà arso dal desiderio,” gongolo io ma tentenno, mentendo spudoratamente mentre millanto molteplici impegni. Traduzione: cazzo, devo farmi la ceretta! Con una rapidità da super-eroina del materasso schizzo (ahimè solo con i piedi…) dalle cinesine di Chinatown per “lapida celetta”. Già che ci sono compro un mazzo (ahimè solo di fiori) per creare l’atmosfera. Vado addirittura con il thermos in uno dei locali accanto casa a farmi preparare due martini cocktail per accoglierlo in stile, lievemente meno riuscito, Marilyn Monroe quando prepara da bere a Tony Curtis in A Qualcuno Piace Caldo (anche a me, ahimè…). Tocca solo trovare l’erotico outfit per accoglierlo per la pomeridiana. I look da puttanone con poppe al mento, chiappe compresse in minigonne di latex e tacchi da battona non incontrano il mio gusto. Né tantomeno mi agghindo da intellettualoide con espadrillas e gonnone in stile Casa nella Prateria. Opto per chemisier bianca stretta in vita da cintura (tipo sensuale pittrice. Ahimè il pennello …), autoreggenti nere (che per trovare un paio che non fosse spaiato/bucato ci avrò messo venti minuti) e décolleté di raso verde (best-buy ever da Zara a 39 euro). Seleziono luci (BASSE) e musica su Spotify (giuro di fare Spotify Premium presto perché l’interruzione costante di pubblicità smonta. Ah sì è stata la pubblicità…). Gonfio il capello, detergo il corpo, lo profumo di rose, un accenno di mascara, rossetto e le jeux sont fait. Sì perché il sesso – qui non c’entra in alcun modo l’amore – è un gioco e un passatempo e va vissuto/goduto in quanto tale. Altrimenti dedicati ad altro. Qualcuno mi dice che collezionare francobolli sia fonte di profondo sollazzo. Ottimo. A me piace ancora il cazzo!
Nella fremente attesa dell’incontro, un tantino tesa allento e rallento i sensi assaporando quell’alchimia che mi provoca sempre un martini. Come diceva la sagace Dorothy Parker, scrittrice e giornalista statunitense del Novecento, Amo i Martini, ma due al massimo. Tre, e sono sotto il tavolo. Quattro, e sono sotto il cameriere. Io me ne concedo due e inizio a sentirmi soffice e svagata. Perfetta combinazione di sensualità.
Sento bussare alla porta. Rischiando quasi un liscio sul parquet con i tacchi, accolgo l’ospite con vivace allegria in stile Mira Sorvino in La Dea dell’Amore: ‘Ah sei quello delle tre?!’ Lo faccio accomodare e con mossa astuta spalanco (eh no, un attimo!) il freezer estraendo due bicchieri ghiacciati da martini. Professionista dell’ammore! Lui: “Non bevo cocktail” Annamo bene … ma fa lo sforzo di sorseggiarlo. Primo “fail”: non beve martini. Avrei dovuto sbatterlo (ahimè …) subito fuori casa! Pur tuttavia lascio correre e me ne sbafo un altro io. Facciamo ‘small talk’, ossia quattro chiacchiere giusto per rompere il ghiaccio. Iniziamo a baciarci e in meno di un minuto lui fa la mossa di slacciarsi la patta. Secondo “fail”. Ragazzi, un consiglio spassionato: se entrate alle 18 a casa di una donna che si presenta in autoreggente e tacchi, è ovvio che la finalità dell’incontro sia sessuale. Solo concedete del tempo perché si crei l’atmosfera. Mica dico un’ora. Magari cinque minuti, sì…
Ma bando alle ciance, andiamo al sodo (ahimè…) e lo conduco sul soppalco di casa, dove si trova il centro nevralgico, dopo quest’esperienza più nevrastenico, del mio boudoir. In cinque minuti, è nudo. Figo, non c’è dubbio. Io implemento una sorta di spigliato spogliarello, questa volta prendendo come ispirazione la portentosa Sophia Loren in Ieri, Oggi, Domani (che vi devo dire? Sono una cinematta). Servito e riverito, lo raggiungo sul letto. Dove lui mi avvisa che ha bisogno di un po’ di tempo per sollevare il suo gioiello. E allora cosa stavi cercando di tirarlo fuori subito?! Nessun problema, ormai io in modalità geisha del Sol Levante mi prodigo in mossette, versetti, baci, bacetti, leccatine, carezze, miagolando e di base facendo l’oca maliziosa che tanto piace ai maschietti. Partecipa anche lui (lui il fico, non esso, ahimè…), bacia bene, si sa muovere, tocca e lecca bene. Peccato che questo lo faccia sì e no per cinque/dieci minuti e poi tutto il focus ritorni in mezzo alle sue gambe. Ma di azione nemmeno l’ombra. Uno spiacevole tentativo d’infilarlo barzotto fallisce. E fatemelo dire, o meglio scrivere: ragazzi, no. Se non è duro, non cercate di metterlo dentro. E’ fastidioso, scivoloso e infruttuoso. Fate altro. Perché a meno che siate nati monchi e privi di lingua, c’è altro oltre l’uccello con cui sollazzarsi a letto. Se per qualsiasi ragione – ansia da prestazione, stanchezza, stress, la qualunque – il vostro compagno di merende dovesse fare i capricci, pur cercando di comprendere il vostro sconforto (ho la vagina quindi i miei di problemi sono di tutt’altra natura e che natura!), non fatevi abbattere (che già l’avete abbattuto voi) e giocate con il corpo della vostra amante. Toccatela ma non solo per farvelo venire duro ma per dar piacere a lei, che invece non soffre di disfunzione vaginale e anzi s’offre a voi. Baciatela ovunque e comunque. Leccatela di gusto. Perché la cosa peggiore per una donna, non è tanto o solo il vostro membro moscio ma la vostra noiosa moscitudine nel far entrare in gioco altro dal vostro sesso: siete cazzo-centrici. E la cosa andrebbe benissimo se fosse venerarlo rigido e marmoreo, anzi sarei la prima a genuflettermi devota per accoglierlo. Ma se, invece, la pomeridiana si riduce a me, tra l’imbarazzato e l’annoiato, e te che continui a menartelo senza successo, be’ direi che questa rientra in una delle esperienze meno divertenti e solleticanti che mi siano mai capitate. Una gran rottura di palle! Che peraltro gli ho pure succhiato nella speranza di gonfiargli altro. Epic fail, ossia insuccesso su tutta la linea.
Scendendo in cucina per stordirmi con un altro martini (assolutamente necessario), ormai abbandonata l’idea di un pomeriggio a tinte forti, manco l’acquarello qui, rallegrata dalla vodka ho detto, giuro senza alcuna malizia, una frase di cui vado fiera: “Sai, molte donne potrebbero pensare di essere loro la causa. Io no!” Perché io non ero (almeno in questo caso) la causa e vi posso garantire che la stragrande maggioranza degli uomini piuttosto di ammettere di avere loro un problema è più che lieta di scaricarlo su di voi. Eh no, miei cari. Non ho più vent’anni, per fortuna. Perché allora credevo sì che la colpa fosse mia, dato che me l’appioppavate sempre o perché soffrivate di eiaculazione precoce, o perché non vi tirava, o perché non venivo. Sempre colpa nostra. Grow a pair, che in inglese significa ‘tirate fuori le palle’. Sono desolata delle problematiche sessuali altrui ma appunto sono ‘altrui’, altro da me. Se vieni da me per giocare, vedi di essere in forma. Altrimenti ingollati una delle pilloline di nuova generazione (quale scegliere? Leggi qui), e partecipa attivo e lascivo alla lotta dei corpi.
Dopo quasi due ore, ormai stremata dalla noia, s’era fatta una certa. M’infilo la vestaglia e preferisco sorvolare sulla sua ennesima richiesta di accudirglielo perché l’ho trovata di pessimo gusto. Si è rivestito. E se n’è andato. Non tornerà più. Per il suo imbarazzo e per il mio disinteresse. E’ stato un peccato aver sprecato tempo con chi non ama il sesso. Gli amanti che vibrano sulla mia lussuriosa lunghezza d’onda sono pochi. Tutti gli altri fanno sesso, male. Come in ogni attività la pratica rende perfetti ma in questo caso anche l’anima. Ecco ho trovato un bello senz’anima. I troppo fighi spesso a letto sono una delusione.
Insomma, hai fatto cilecca? Lecca, You Fool.
PS. Un ultimo appunto: il fico si è presentato a mani vuote, non una bottiglia, un fiore, un libro, a casa di una donna per un appuntamento erotico. Ho meditato a lungo se raccontare o meno questa dimenticabile esperienza e se lo faccio ora, non è per Revenge Porn, non nutrendo il benché minimo interesse presente/futuro per il fico. Ma perché mi sono fatta trattare da puttana senza nemmeno farmi pagare. La scema sono io! Ragazze, imparate la lezione.