
La sera del 1 luglio sono rimasta a godermi i fuochi fiammanti di Iddu in terrazza. Erano sonori e visibili sin dalla piazza. Mentre osservavo lo spettacolo potente ed esplosivo di mamma natura – e io ritengo che il vulcano sia femmina perché imprevedibile e portentoso come solo noi donne siamo – ho sentito latrare e ululare alcuni cani. Poi ho udito nettamente i gatti emettere versi persistenti e minacciosi. Guardare la cima scoppiettante di Iddu e sentire gli animali così agitati mi ha trasmesso un filo d’inquietudine. Ciononostante all’alba del 2 luglio, giorno del mio compleanno, salivo da sola sul percorso di montagna che si snoda sui 400 metri e che attraversa a metà montagna l’abitato di Stromboli. Alle 6 iniziavo la salita. Non c’era anima in giro. Per due ore ho camminato fino a raggiungere la Sciara del Fuoco dove mi sono fermata in religioso silenzio.
Silenzio parla Iddu.
Sono rimasta sotto le sue bocche per una mezz’ora a osservare incantata e rapita la possente malia del vulcano.
Ieri alle 17 mi sarei dovuta imbarcare per Ginostra, la frazione dell’isola colpita violentemente dall’eruzione e dove si è registrata la morte del giovane escursionista Massimo Imbesi. Alle 16.46 il boato. Al porto gremito di turisti arrivati con i barconi per una gita in giornata. Caos assoluto. Bambini che piangevano. Gente che scappava. Locali preoccupati. Ho giusto girato un video di 20 secondi per poi scappare verso la piazza. In tanti anni, soprattutto dopo l’ultima emergenza del 2003, è stato insegnato e ribadito di allontanarsi dalla costa e dalla montagna in caso di eruzione. Siamo approdati tutti in piazza. Ho aiutato turisti stranieri in inglese e spagnolo spiegando di rimanere fermi e di attendere indicazioni dalla Protezione Civile. Sono quindi rientrata in Locanda che sta proprio davanti al COA il centro operativo avanzato che monitorizza il vulcano. Andrea il proprietario era in contatto con l’INGV e mi riportava notizie certe. Ho fatto un paio di dirette per spiegare cosa stesse succedendo e cosa stessimo provando qui sull’isola in preda a violente esplosioni e circondata da fuochi ovunque. In questo preciso momento ho sentito un’altra botta, come del resto tutta la notte. L’inquietudine resta.
Alle 19 ho intrapreso la strada per andare in cima all’Osservatorio per appunto osservare la situazione sulla Sciara del Fuoco, dove scende la lava quando ci sono esplosioni eccezionali. Gli amici Acquaro, proprietari della struttura, sono stati assolutamente accoglienti e disponibili a raccontarmi la loro esperienza. Di persone nate qui e che qui hanno la loro vita e attività lavorativa. Sotto le bocche di un vulcano attivo. Roberto mi ha detto che negli anni ne ha viste di altre molto forti ma ha ammesso che mai erano state così violente sull’abitato di Ginostra. Mentre parlavamo il vulcano eruttava e abbiamo intravisto un principio di colata. Incendi riprendevano vigore dopo essere stati quasi spenti. La montagna tutta era infiammata e infernale: il rosso e il nero gli unici colori della notte più agitata che abbia mai trascorso sull’isola da 25 anni a oggi. E ne ho vissute altre di esplosioni ed eruzioni qui ma mai nulla di simile. Come ha riportato Il Messaggero, in un dettagliato articolo che trovate qui, “Le due esplosioni che alle 16:46 hanno scosso lo Stromboli «sono tra le più forti mai registrate da quando è attivo il sistema di monitoraggio del vulcano, cioè dal 1985», ha detto il direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Eugenio Privitera. Simili attività definite ‘parossistiche’ erano state registrate nel 2003 e 2007: «Sono fenomeni abbastanza rari, perché lo Stromboli è caratterizzato da un’attività continua ma a bassa energia».”
Mi ha molto colpito sentire da Roberto Acquaro come la vittima, il 35enne Massimo Imbesi, originario di Milazzo, morto colpito dai lapilli e dalle ricaduta delle pietre, sia stata la prima uccisa direttamente da Iddu in moltissimi anni. Qui i locali vivono in simbiosi con il vulcano, la montagna come la chiamano loro. La rispettano e la temono. Ma altresì le sono immensamente affezionati. In un certo senso ci piace credere che Iddu nella sua esplosiva e distruttiva furia abbia però voluto concederci la grazia di eruttare poco prima delle diciassette e di non averlo fatto qualche ora più tardi quando sulla sua sommità si sarebbero riversati centinaia di turisti attratti dal suo maestoso potere. In quel caso sarebbe stata una strage.
Alle 24 scendevo dall’Osservatorio, anche ristorata dopo un piattino di totani e un paio di malvasie, in preda a un’energia e un’inquietudine difficili da placare. In Locanda non ho chiuso occhio mentre dalla mia finestra vedevo e sentivo gli incendi bruciare la montagna. Alle 4 del mattino una giovane ragazza in vacanza sola sull’isola è stata colta da un ragionevole attacco di panico e l’ho fatta accomodare nella mia stanza dandole da bere (acqua) e cercando di confortarla. Alle sei aprivo gli occhi e sentivo il rumore salvifico dei canadair tornati a spegnere gli incendi.
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