Oggi 11 febbraio cade il ‘mesiversario’ della mia amicizia con la coraggiosa e sensibile Camilla, amica di Jesolo conosciuta grazie al potere positivo dei social media. L’11 agosto, infatti, mentre come mio solito mi trovavo a scorrazzare in giro per il globo, e nella fattispecie a New York, ricevetti questo messaggio nel mio feed d’Instagram:
“Salve signora. Mi permetto di scriverle perché le sue foto in giro per il mondo mi fanno ridere e sorridere. Io devo stare in ospedale ma il telefono per vedere le sue foto posso usarlo. Sappia che sta rendendo una ragazza molto felice 😊 Buona giornata!”
La mia primissima reazione fu: ‘Signora a chi???’. Chi mi conosce infatti sa quanto io ci tenga a essere chiamata signorina e quanto sia allergica alla parola e alla connotazione di signora. Poi mi fermai e sbirciai il profilo di questa giovinetta. Fu allora che nel mio svagato girovagare mi accorsi che lei era in ospedale e le mie foto l’avevano rallegrata. La sua testolina, oggi come ieri, rimane pimpante, curiosa e attiva. Camilla, nonostante abbia solo 23 anni, possiede una vera passione per i libri e per la musica, una predilezione che da subito ci ha attratto intellettualmente. Camilla è uno spasso, in barba a ciò che ha dovuto passare, con un ricovero di sei mesi in ospedale, e quello che ancora sta affrontando per debellare il cancro.
Tornata dai miei giri in giro per il globo, a novembre andai a trovarla e se siete curiosi di leggere il racconto del nostro emozionante incontro, potete leggere qui della mia visita a Jesolo dove ho conosciuto la sua simpatica famiglia. Ritornata quindi a New York, le promisi d’invitarla a trascorrere un fine settimana nella mia variopinta latteria milanese per un meritato svago e per conoscere il mio strambo e peculiare quartierino qui all’Arco della Pace. Complice l’arrivo in città della mostra su Frida Kahlo, artista amata da entrambe, venerdì scorso la giovane jesolana è sbarcata tra le mille luci di Milano. Città che sa regalare a chi sa scoprirla. Per citare le parole del cantautore e professore milanese Roberto Vecchioni: Milano non è una città puttana, non fa vedere subito tutto a tutti. E io ci tenevo tanto a mostrarle la mia Milano, abitata da persone meravigliose e vere, amici scanzonati e magici, personaggi buffi e unici. Insomma, il Favoloso Mondo di Robertie, come in molti definiscono la mia vita. Ognuno di noi possiede un dono, basta solo scoprirlo. Il mio è disseminare buon umore, allegria e risate. Sono un ‘Prozac vivente’ come mi descrisse una signora anni fa, soprannominata ‘La Nota Gaia del Quartiere’ da un’altra sagace signora. Io faccio ridere. Falli Felici, il mio motto con malizioso doppiosenso. E questo faccio e scrivo. Per me stessa e per gli altri, perché credo fermamente nel potere delle parole, delle emozioni, dei rapporti umani, trascurati e sopraffatti in questi tempi digitalizzati ma tuttora e per sempre essenziali a innalzare e sollevare lo spirito umano. La gente può connettersi ovunque e con chiunque mentre perde la capacità di comunicare nella realtà. Io sarei capace di parlare anche con un cactus e probabilmente in una serata bislacca avrò pure tentato di farlo ed è grazie a questo dono che sono riuscita a entrare in sintonia e in allegria con Camilla.
Il nostro fine settimana è stato meraviglioso, arricchito e condito dalla presenza dei miei vicini di casa e di quartiere che avevano letto di Camilla e volevano conoscerla. Venerdì io lei e la gallina di plastica Frida siamo state a visitare la mostra della pittrice messicana al Mudec e mi ha molto emozionato vederla anche attraverso gli occhi e la sensibilità di Camilla, soprattutto nella quarta sala dedicata al tema del Dolore, che lei purtroppo conosce fin troppo bene. La foto che le ho scattato mentre osserva il quadro di Frida con la ferita aperta mi ha molto commosso. Mi ha chiesto lei di scattarla. Il cuore e il coraggio di Camilla sono straordinari e insegnano tanto perché dalla vita c’è sempre da imparare. Io ringrazio la mia amica e ringrazio me stessa per condividere il mio dono d’ironia con chi lo merita davvero, senza sprecarlo in giro per la massa acritica e ‘ascema’. Dopo la visita al museo, abbiamo passeggiato lungo i Navigli dove ho voluto mostrarle lo storico Vicolo Lavandai e la casa dove abitava la poetessa Alda Merini, per un assaggio di quella vecchia Milano che manca ai romantici nostalgici. L’ho quindi portata a cena dagli amici rocker di Taglio, il bistrot in Via Vigevano, dove mi trattano come una (scappata) di casa e dove la jesolana ha gustato la tradizionale gastronomica meneghina: risotto e cotoletta. Entrambi ottimi. Circondati da veri amici che subito hanno colto lo spirito di Camilla e l’hanno fatta sentire a casa nella ‘fredda’ e frenetica città.
Sabato mattina avevo invitato i miei strambi compagni di quartierino da me per conoscerla, tutti ammassati e vocianti nel mio piccolo salotto a fare colazione, tra croissant, caffè ed ‘erbe’ (terapeutiche) in un surreale e irresistibile susseguirsi di battute, risate e amicizia. Io, e Camilla, vi ringraziamo di cuore. Mai sottovalutare il potere rivoluzionario della gentilezza. Per lei mi sono pure sottoposta a un atto contro (la mia) natura, ossia passeggiata, o meglio struscio, in centro città di sabato pomeriggio ma vederla ammirare con i suoi bellissimi e profondi occhi scuri il Parco Sempione, il Castello Sforzesco, il Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele … e il Bar Camparino (!) ha scalfito anche il mio snobismo anti giargiana del fine settimana. Perché l’ho vista felice e sorridente. E di certo ho aiutato il mio mood con un Hendrick’s tonic con Pink Pepper Schweppes in cima alla Rinascente!
Tornate stremate in tram nel mio magico quartierino, ci siamo un poco riposate e parlate. Della paura, della malattia, della vita. Io non posso capire né dare una spiegazione sull’assurdità del male che l’ha colpita, mi commuove l’anima leggere nei suoi occhi la tristezza e l’ansia. Non le merita. E io nella mia ridente e privilegiata esistenza mi sento vuota e superficiale. Per poi tornare a fare quello che faccio meglio o quello per cui sono venuta al mondo: Falli Felici. Falli ridere. Fallo. E l’ho fatto ‘with a little help from my friends’ quando a cena l’ho portata nel leggendario MiTo il Jap più piccolo e strambo di Milano, nonché uno dei più buoni. Senza aver programmato nulla, come del resto la mattina con la colazione, lì abbiamo trovato amici ‘regolari’ del ristorante con i quali la sagace jesolana ha stretto amicizia e conversato di libri sogni e vita. Tra ‘Falli Felici’ e ‘Cazzi e Mazzi’, la serata è stata condita di argute battute e fragorose risate, di prelibatezze e sollazzi. Dopo cena, belle panciute e svagate, siamo rientrate nella mia colorata tana e ci siamo addormentate davanti alla finale di Sanremo. Che, come ha detto un mio simpatico e sagace amico gaio, rappresenta ‘i Mondiali dei gay’.
Domenica mattina la mia bella amica argentina Mercedes con deliziose pupe al seguito, le sue tre figlie, è venuta a dare un ultimo bacio (l’argentina è una baciosa abbracciosa) a Camilla prima della sua partenza per Firenze. Non una gita facile per lei perché fu proprio a Firenze che lo scorso aprile, colpita da fortissima emicrania, Camilla finì in ospedale dove scoprì di avere un tumore al cervello. E dopo sei mesi di ospedale, chemio, dolore ha trovato la forza, il coraggio, la VITA di tornarci per riprendersi quello che l’è stato tolto. Giunta a Firenze, Camilla ha scritto questo: “Non c’è luogo al mondo in cui vorrei essere se non qui. L’ultima volta che venni qui avevo un mal di testa tale da non farmi entrare nei negozi per il frastuono che sentivo e per il caldo. Dopo 4 giorni mi portarono in ospedale nel reparto di neurochirurgia.
Come cambia la prospettiva.”
In Stazione Centrale a Milano ci attendeva la coppia Eva & Mauro, quelle coppie che quasi ti fanno amare le coppie, perché avevano per lei e per me un calzante dono: un basco con la scritta ricamata Cute But Psycho, Belline Ma Matte. Il musetto di Camilla era radioso. Anche il mio. Fino a quando l’ho vista sparire tra i binari e sono scoppiata a piangere. Dall’emozione. E ho lacrimato con discrezione anche sul tram guardando la mia città, la gente, la vita che scorre. Sentendomi così rapita da tutta questa girandola di emozioni da lasciarla fluire perché sana e umana. Non raccontiamoci balle. Balliamo. Amiamo. Come diceva un vecchio saggio, in questo caso un tal Seneca: La vita è come una commedia: non importa quanto è lunga ma come è recitata.
Io non sono una spettatrice della vita. Io sono una spett-ATTRICE (si ringrazia Lu Lou Comotti per il neologismo). E mi contorno solo di personaggi e persone strambe, vere, assolute e dissolute. In un vorticoso turbine di pulsioni ed emozioni.
Grazie amica mia Camilla. Grazie amici miei. Continuiamo a recitare la nostra ‘piccola’ parte. Ma facciamolo bene, cazzo! E con appassionata convinzione. Prima che scenda il sipario.
NB. Ieri sera Camilla ha creato un account Instagram dedicato alla recensione emozionale dei libri. Seguitela. Se volete emozioni. Account: cartaeinchiostro.
2 Comments
Sei una persona unica e speciale .Il mondo ne avrebbe bisogno a bizzeffe !
Cara Virgy, tutti siamo speciali e io e Camilla, lei la vera speciale, ti ringraziamo di cuore di averci letto e di averci anche commentato. Le due galline commosse ringraziano! PS alcuni sono specialmente stronzi 🙂