Buongiorno dall’isola di Stromboli dove ormai sono spiaggiata e sciroccata dal 21 giugno, ossia dal giorno del solstizio estivo. Mentre vi scrivo dalla mia terrazza sul mare, alle mie spalle all’apparenza minaccioso, ma ai miei occhi e ai miei sensi giocoso, si staglia Iddu, com’è chiamato qui il vulcano, o meglio la montagna, molto attivo e rumoroso. Così piace a noi Idduisti, gli amanti del vulcano. Fu proprio qui che nell’ormai lontano 1949 un avventuroso regista, Roberto Rossellini, girò un film piuttosto dimenticabile ma comunque leggendario chiamato Stromboli Terra di Dio con un’attrice che allora era già una star, la svedese Ingrid Bergman. E fu proprio all’ombra del cocente vulcano che nacque un’irrefrenabile passione tra il regista italiano, allora in coppia con la verace e sanguigna Anna Magnani, e la diva straniera. Le voci di paese dicono che la loro bellissima figlia, l’iconica Isabella Rossellini, sia stata concepita proprio sull’isola. Ma come diavolo è successo che un’affermata attrice straniera abbia accettato di girare un film in un’isola dimenticata da Dio, remota e ostica da raggiungere, nonché assolutamente priva dei comfort ai quali di certo la Bergman era abituata? Elementare, Watson. E’ stato lo zampino affilato della temibile gatta morta venuta dal nord. Fu infatti la Bergman a contattare l’ignaro Rossellini, scrivendogli una lettera che ritengo sia il manifesto più sublime del gattamortismo. Io l’ho fotografata per voi nella piccola e deliziosa casa/museo dove risiedette l’attrice durante le riprese del film, la Casa Rosa o Casa di Ingrid, com’è chiamata sull’isola. Se visitate Stromboli, vi consiglio vivamente di fermarvi a dare un’occhiata alla casa del peccato. Eh sì perché negli anni Cinquanta il caro Roberto non era single ma in coppia con Anna Magnani che mollò per le fusa della gatta morta nordica. Le leggende isolane narrano che se quando la Magnani, sedotta, abbandonata e mi sa anche molto incazzata, andò a girare il film Vulcano, sull’omonima isola, con Rossano Brazzi mentre il suo Roberto se la intendeva con il ghiaccio bollente svedese sull’isola di Stromboli, la furia della sua ira non fece eruttare entrambi i vulcani, be’ noi mortali possiamo stare sereni perché significa che hanno resistito a una pressione fortissima. Ma ecco qui sotto il testo della famosa lettera.
Caro Signor Rossellini,
ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei.
Se volesse un’attrice che in italiano sa dire solo ‘ti amo’ … Standing ovation per la quintessenza del gattamortismo condensato in poche righe. Eh sì, cari amici, perché le gatte morte dicono pochissimo e quando parlano quasi sussurrano, l’esatto contrario della sottoscritta che alla gatta morta oppone l’archetipo della topa vivace, che invece sbraita e si agita. Comprendo la malia che tali signorine pacate, ma altresì assolutamente spietate, sono in grado di esercitare sulla preda prescelta e a chi casca nella loro suadente rete mi sovviene di dire solo una cosa: cazzi vostri! La gatta morta vi farà a fettine con le sue unghie affilate e se mai riuscirete a fuggire delle sue grinfie ne porterete a lungo i segni. Suvvia, abbracciate e amate noi tope vivaci decisamente meno sofisticate, forse, ma senza dubbio ben più genuine e sanguigne. Insomma, celebriamo le Anna Magnani vs le Ingrid Bergman.
Ps. Ultimo aneddoto strombolano: tanti anni fa un sagace anziano del luogo, che amava recitarmi poesie e cantarmi brani da lui composti mentre mi conduceva a fare passeggiate sui sentieri, e dove sebbene già ottantenne, allungava sempre le mani sulle mie poppe (come si fa a dir di no a un vecchietto così simpatico e malandrino?) mi disse che in paese ai tempi del film si diceva che la Bergman e il Rossellini amassero fare all’amore anche contro natura. Anvedi che scuuup vi regalo. La Bergman a pecorina sull’isola focosa. Ringraziate la vostra giornalista sciroccata che invece di andare ‘embedded’, preferisce di gran lunga essere ‘in-bedded’…