Anch’io voglio vivere succhiando – il midollo, s’intende – da gagliarda spartana!
Voglio sentire la natura, respirarla, fintanto molestarla. Mi ci voglio perdere per ritrovarmi, deviare dal sentiero per deviazioni naturali e non artificiali, drogarmi di serena bellezza e avvicinarmi alla mia divinità: Madre Natura.
I veri santuari dell’anima non vanno ricercati nelle artificiose costruzioni dell’uomo – chiese, sinagoghe, moschee – bensì nei pacificanti e rilassanti paradisi naturali: boschi, foreste, sentieri.
Non credo alle religioni dell’uomo: io sono un’animista fondamentalista. L’animismo è quella concezione tipica dei popoli primitivi – ritengo i primitivi superiori agli “evoluti” di oggi – secondo cui ogni fenomeno o cosa dell’universo è dotato di anima e di vita propria, spesso creduta divina o degna di culto.
In questo indegno mondo moderno, che si fregia a torto di essere illuminato, prevale la fallace e dannosa fede nel dio denaro, nel consumismo, nel materialismo. Tutta una malefica illusione che porta a frustrazione e perdita di umanità. Il gregge smarrito diventa agguerrito e violento rincorrendo il nulla e finendo con il crepare di una vita non vissuta.
All’università uno dei libri che più amai, fu Walden Ovvero Vita Nei Boschi, da cui è tratta la citazione iniziale, incentrato sull’avventura dell’autore, Henry David Thoreau, rivoluzionario filosofo americano, che dedicò ben due anni, due mesi e due giorni (1845-1847) della propria vita a cercare un rapporto intimo con la natura e insieme ritrovare se stesso in una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire, ma solo l’utile materialistico.
Walden ebbe un grande successo nella controcultura statunitense. In particolare la Beat Generation s’ispirò all’esperienza di Thoreau e alla sua forte volontà di un ritorno alla natura in contrasto con la galoppante modernizzazione delle metropoli americane.
Mio zio Remigio, toscanaccio doc, notorio tombeur de femmes e scaltro mercante d’arte, soleva ripetere “son da bosco e da riviera”, detto fiorentino che indica una persona capace di adattarsi a qualsiasi situazione, a suo agio ovunque e con chiunque. Io, al pari dello zio, sono in grado di passare con una disinvoltura e un savoir-faire, da autentica cialtrona flaneuse quale sono, dalle mille luci di New York alla quiete silenziosa della Valsassina, dalle cene prelibate nel delizioso ristorante dell’Hotel du Lac alle allegre bettole del Lario e alle grigliate dagli amici della valle, come dal mitico Angelo Vergottini a Ca’ Maggiore.
Nel mio ardente spiritello, scorre anche “sanguinaccio” toscano grazie al nonno Antonio, detto Nino, amante del clacson, delle carte e delle donnine. E dai toscani ho preso la mia dirompente e irriverente favella, capace di ammaliare e stordire da Trieste in giù.
In quest’insolita estate Covid, mi ero ripromessa di visitare la mia regione, la Lombardia, concedendomi una libertina fuitina a Venezia, per onorare le due regioni messe più a dura prova dalla pandemia.
Ho trascorso i bollenti mesi estivi tra il lago Maggiore, a Luino terra di mamma, e il lago di Como, a Bellano terra di papà, i miei luoghi dell’anima.
A causa di assembramenti familiari su entrambe le sponde, la famigerata mangiabambini ha deciso di rifugiarsi nella Baita Chicco, dal soprannome della sua peculiare e bizzarra mamma, sull’Alpe Giumello, in Alta Valsassina.
Un paradiso paesaggistico situato a 1550 metri, che arrivano a 1800 in croce al Monte Muggio, con spettacolari viste sulla Valsassina, la Grigna, le Prealpi, le Alpi, il Lago di Como e il Lago di Lugano. Ero solita trascorrervi le vacanze di Natale con il clan Denti, la numerosa e operosa famiglia di papà. Il nostro nonno, il Cavaliere Giuseppe Denti, detto Peppo, fu tra i primi amanti di questa montagna brulla e semplice. Qui nel 1928 il nonno fece costruire la Capanna Adele, il grosso baitone, simile a una chiesa anglicana, che ospitava i dieci membri della famiglia e i loro amici. Costruì anche la sciovia dell’Alpe, la prima di Lombardia, e la deliziosa chiesetta che si erge accanto al boschetto.
Oggi la Capanna, di proprietà di zia Anna e del compianto Antonio, grande amante della montagna e del cielo stellato e tanto amato da tutti, continua la sua tradizione di accoglienza in una sorta di novella comune composta da parenti e amici, anche internazionali, ritrovo di affetti stabili e sinceri.
Sono salita per rimanere un paio di giorni e ho finito per soggiornarvi quasi un mese.
Ho ritrovato le amicizie della mia giovinezza, ho conosciuto persone genuine, ho fatto amicizia fin con le vacche – le mie sorelle d’elezione – e ho animato la quiete montana con la mia vulcanica energia.
Ma soprattutto sono stata intimamente bene. Io solitaria, benché social e socievole, dopo il periodo di confinamento, sentivo di aver bisogno di stare con le persone e non di isolarmi ulteriormente. Per persone non intendo né la massa né la calca. Parlo di poche ma buone anime con le quali conversare, mangiare, passeggiare, bere, ridere. Parlo dell’importanza delle relazioni umane, non virtuali né “Zoom-ate”. In una dimensione ridotta e autentica. Detesto apparenze fasulle e insulsi ritrovi che producono solo tanto rumore per nulla.
Sull’Alpe gli unici assembramenti sono quelli composti dal gregge di capre e dalla mandria delle vacche! E come recita una scritta a Ballabio: Chi segue il gregge fa una strada piena di stronzi. Ah la saggezza montanara!
Nel mio mese di residenza a Giumello, ho percorso in lungo e in largo i bellissimi sentieri con bastone e la fida Roxie, il border collie più simpatico ed energico della Valsassina, che si presta a qualsivoglia compagnia e scampagnata.
Sono stata accolta da calorosa e umana comune con la quale si cucinava tutti insieme e si vagava immersi nella natura.
Ho riscoperto la vita semplice e il cibo genuino – forse fin troppo a giudicare dalle formose chiappe alimentate a polenta, pizzoccheri e vini valtellinesi – ho parlato con chiunque, dai vociferanti e “pestiferi” bambini ai saggi e divertenti vecchietti, ho fatto spietata e scanzonata concorrenza a Don Bruno Maggioni, il parroco canterino di Margno che anima le sue messe con la musica dei Ricchi e Poveri, mentre io e la dottoressa del sesso, la psicoterapeuta/sessuologa Chiara Nardini, sparavamo a palla la mitica Raffa di Com’è bello far l’amore da Trieste in giù …
Che poi far l’amore piace anche ai preti, peccato che per peccato mortale loro se lo neghino corrompendolo in viscidi e criminali atti di libidine nei confronti dei pargoletti.
Detesto qualsiasi religione e aborro chi si beve le loro malefiche superstizioni. Non necessito di spauracchi dell’aldilà per comportarmi bene nell’aldiqua!
Perdonate la parentesi eretica/erotica ma bramo di mettere le mie ardite zampette sulla cappella di famiglia per fondare una religione basata sulla passione. Non di Cristo, la mia!
I rituali di montagna sono semplici e sani: pimpanti passeggiate in natura, golose colazioni a base di yogurt fresco e miele e/o mirtilli locali, partite a tombola e giochi di carte, sbevazzate notturne con gli amici debosciati al gusto dell’Amaro del Monte Muggio – con relativa arrampicata serale in croce sbronzi e allegri – mungitura delle vacche alle cinque pomeridiane per portare a casa il latte freschissimo, ginnastica bioenergetica con la “guru” Chiara La Rossa e la “sciamana” Barbara Spazzadeschi, fondatrici del Festival Olistico, varie ed eventuali.
Ma sopra ogni cosa a predominare è lo spettacolare paesaggio che dona serenità e quiete, caratterizzato da sfumature cangianti, dall’alba al tramonto. Persino i burrascosi temporali estivi non scalfiscono la bellezza dei luoghi, anzi, osservare la valle e i monti preda dei fulmini e dei tuoni è uno spettacolo emozionante.
Un tardo pomeriggio mi trovavo beatamente spaparanzata – addirittura con le poppe e le terga al vento – presso il belvedere così chiamato per la magnifica vista sui laghi, quando a distanza ho sentito l’arrivo di un temporale. Sarei rimasta ad attenderlo ma un garbato escursionista mi ha avvisato della pericolosità dei fulmini in alta quota.
Pronta e sagace la mia risposta: “La ringrazio pur tuttavia rimango e la prego, qualora finisca vittima dei fulmini, di riportare le mie ultime parole quale epitaffio di una vita vissuta intensamente: Roberta Denti: Nacque, visse e morì FULMINATA.”
Ho disseminato la mia irrefrenabile e contagiosa joie de vivre per tutta la vallata.
Ho giocato con i bimbi. Addirittura senza strozzarne un paio.
Ho parlato a cuore aperto con i vecchietti. Sbevazzando come da rituale montanaro.
Ho sculettato per i pascoli. Molestando vacche e capre.
Ho fatto sorridere e ho tanto sorriso.
Ed è buffo che mi sia rigenerata in un luogo che non ho mai amato da bimba e tantomeno da ragazzina. Perché allora per me era una palla cosmica … Natura, parenti, serpenti (notare la virgola), silenzio e distanziamento.
Riscoprirla dopo 30 anni, in questo periodo sospeso e spaventoso, è un elisir di benessere.
Tutte quelle cose che me lo facevano detestare da monella, ora me lo fanno amare da monella cresciuta.
I veri affetti, la vita rallentata, la genuinità della natura, la dispersione della futilità e le risate di pancia.
Sì è un’estate particolare.
Sì è un periodo strano.
Sì …
Ma anche un momento storico, sociale, umano talmente indelebile e forte da produrre autentiche riflessioni.
Riflettendo, qui da sola nella baita kitsch & chic, sorrido pensando alla sfacciata fortuna, e alla spudorata audacia, che mi concede di vivere appieno e in pieno questa vita meravigliosa.
Se invecchiare significa non sudare accalcandomi in spiaggia con supplì e surplus umano, affollandomi tra presunti VipS che si contagiano di nullità e Covid, allora io sono una gran figa di vecchia e questa vallata, a lungo trascurata, è diventata la mia nuova vetta dell’anima.
Sono tantissime le persone che sento di voler ringraziare per aver condiviso quest’indimenticabile estate lombarda. In primis mia zia Anna e mia cugina Ilaria, con le “pestifere rompine” Lorena e Maria, suo marito Paolo con la ‘suocera’ Ada che è già diventata una star di Instagram, senza dimenticare la piccola cagnolina Grace; tutta la famiglia Nardini, scherzosamente soprannominata “Scampia” per la paccottiglia di roba che assembra davanti la baita confinante la mia: la dolce Teresa con Roxie, Chiara con la piccola monella Gea, Francesco con il trovatello Buddy e il gatto Ricotta, e il mitico tenore Beniamino, il quindicenne più logorroico simpatico e intelligente che conosca; la leggendaria Barbara Spazzadeschi, proprietaria e anima, meglio animista, del bar Tashi Delek Cafè che tanto si briga per rendere la valle, e i valligiani, un luogo accogliente, tollerante e intimo; la cara amica “fora de lascia” Rita Cesana, che mi riempie il cuore, e la panza, con il suo affetto e i suoi doni dell’orto; i meravigliosi gestori dei tre rifugi: Manuela, Paolo, Cristiano, Claudia con Michael del Rifugio Genio; Daniele Denti con la sua banda della Capanna Vittoria e la coppia storica di Giumello, Lella e Flavio, buddisti e alpinisti del Rifugio Shambalà; i miei vicini di baita Pio con famiglia, il figaccione Roby, presidente dell’Associazione Amici del Giumello, con la bella moglie Anita, tollerante delle mie mossette, con il tenero Fabrizio; Marco, il re di Premana, che mi ha insegnato a spaccare la legna con l’ascia; l’azienda agricola Fondrini dell’Alpe Chiaro per averci ristorato con latte e formaggi freschi; il Poppo, vigile del fuoco e animatore della festa dell’Alpe Chiaro; gli storici amici “cialtroni” Paolo e Cesare con cui ho condiviso una bottiglia di grappa e una di Monte Muggio e tante risate; l’amica Tina Doria che gestisce con brio e anima al Pian delle Betulle la Capanna insieme alla sua numerosa e spassosa famiglia; Dani Rubini, valsassinese doc che ci delizia con il suo amore per la valle con la pagina FB Cuore Valsassinese; la garbata coppia italo-cinese Fu e Livia che ci ha deliziato con la favolosa cucina cinese; tutti i bimbi e i ragazzini di Giumello che scorrazzavano nella mia baita per dolcetti e scherzetti; i bravissimi sindaci, rispettivamente di Bellano e di Casargo, Antonio Rusconi – VOTA ANTONIO alle prossime elezioni di maggio 2021 – e Antonio Pasquini che tanto fanno per i loro, nostri, luoghi dell’anima, soprattutto durante quest’estate difficile ma preziosa per imparare la lezione del rispetto, della civiltà e dell’andamento lento, coltivando ciò che più vale: l’amore per la natura e per le relazioni umane.
Last but not least, la mia nuova amica a quattro zampe Roxie che mi manca ogni giorno e che non vedo l’ora di ritrovare a Milano per tornarci a passeggiare, lievi e libere come l’aria di montagna.
Per maggior informazioni sulla Valsassina e su Bellano vi consiglio questi siti:
http://www.lavalsassina.com/
https://www.valsassinanews.com/
http://www.turismobellano.it/it/
Qui sotto vi propongo il bellissimo video girato su Bellano e la Valsassina con le poetiche parole del nostro medico/scrittore Andrea Vitali, uomo d’immensa umanità e di salvifica ironia.
Trovate anche la mia irriverente intervista al “mite” romanziere.
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