“Signora Robinson, sta cercando di sedurmi, vero?”
Benjamin Braddock, interpretato da Dustin Huffman, nel film Il Laureato
Il fenomeno delle cougar, ossia donne mature, affermate e affascinanti che si sollazzano con ragazzi più giovani, non è certo una novità dei nostri tempi. L’attrazione fisica tra una donna più grande, ed esperta, e un giovanotto fresco e voglioso di sapienti carezze vanta una lunga tradizione, narrata nei libri, al cinema e a teatro. Il sempre odioso doppio standard di matrice maschilista, ma ahimè abbracciato anche da donnine piccole e invidiosette, vorrebbe dipingere una donna consapevole e attiva sessualmente come una ninfomane, oltremodo deviata se le sue attenzioni si rivolgono verso il corpo scattante di un giovane amante. Cari benpensanti, state sereni. La patologia esisterebbe, al contrario, se una donna ancora piacente e sexy non trovasse altrettanto papabile e godibile scopare con un ragazzo consenziente e anzi ben lieto di allietarle i sensi. E sempre per quel fottuto doppio standard della morale, se a uscire con una prosperosa ventenne è un cinquantenne giovanile, tutti pronti a lodarlo e a invidiarlo ma alla cinquantenne che se la intende con un ventenne è subito appioppato lo stigma della devianza sessuale. Io combatto questa lotta impari e misogina, fregandomene, anzi fottendomene, del giudizio altrui, alimentato solo da frustrazioni personali e da una profonda invidia per chi è libero nella propria vita e nella propria vita sessuale. Perché un tale accanimento nel giudicare gli altri? Se uno vivesse bene nella propria pelle e palle, non avrebbe alcun motivo di gelosia nei confronti altrui, elementare, no? Quindi, scansando e maciullando il senso di colpa, che io amo definire sesso di colpa, possiamo allegramente concederci di godere appieno della nostra sessualità. E una donna di quarant’anni, tra le lenzuola, in alcuni casi anche fuori dalle, è perfettamente compatibile con un tardo ventenne. A livello fisico l’uomo, infatti, sperimenta il suo apice sessuale in quella fascia d’età, mentre noi donne ci arriviamo più tardi con il tempo e la consapevolezza. Per poi ritrovarci attorniate da coetanei che ancora non ci sanno fare o peggio da uomini più grandi ormai con la panza e con i sensi avvizziti. Allora, trovate così contro natura che l’occhio, e per fortuna non solo quello, cada sui corpi scolpiti e fragranti dei giovani? Anche il nostro occhio vuole la sua parte, anche se non si tratta solo di estetica. Il ragazzo più giovane, di solito, è anche più lieve, un flirt effimero da assaporare fino in fondo, scatenando ed esplorando gli abissi del piacere, talvolta così profondi da non essere ancora stati sondati. Il tango si balla in due, dice un proverbio, e con un giovane compagno di danza, i passi si fanno più suadenti e leggiadri. So … Let’s dance! Una decina di anni fa nella mia fremente isola del sud mi accorsi che il ragazzino, figlio dei miei vicini di casa, si era fatto un ometto … Corpo glabro, pelle arsa dal sole, intensi occhi verdi, capelli incolti, isolano nel midollo, taciturno, schivo. E bellissimo. Io avevo 35 anni, lui 21. E vi assicuro che mi funzionavano tutte le rotelle in testa; per non citare i grilli per il capo … G. si occupava dell’orto di famiglia, sempre chino nei campi, a torso nudo, con il sudore sulla pelle, visione che non potevo perdermi dalla terrazza della mia casa isolana. Di tanto in tanto accennava un saluto quando mi vedeva sdraiata a prendere il sole, poi, quasi timido, tornava a occuparsi della terra. Io, accaldata dal sole e non solo, non riuscivo a trattenere lo sguardo posato su quel giovane corpo e a frenare la voglia che sentivo ribollire dentro di me. Ho usato e abusato quell’immagine nell’intimità della camera da letto, facendo scivolare la mano e le dita sul mio sesso, sognando l’incontro proibito, e irresistibile, con l’aitante isolano. Tuttavia io non sono donna che si contenta di sognare … E, da coguaro quale sono, mi sono messa in punta a cacciare la giovane preda nella “savana” isolana. Del resto, se dicono che l’erba del vicino è sempre più verde, vi posso garantire che le zucchine del vicino sono sempre più gustose … E galeotte sono state appunto le zucchine, quando una mattina il giovane carunchio ha oltrepassato il muretto che separa le nostre case, presentandosi sulla mia terrazza con un cesto di verdure. “Zucchine ne vuoi?” mi ha domandato con spiccato accento siciliano. Sono bastati un’intesa di sguardi, una sonora risata e un cenno con le dita perché mi seguisse in casa. Appena varcata la soglia, le verdure sono finite sparpagliate sul tavolo della cucina insieme ai nostri corpi che subito si sono incollati smaniosi. Le sue mani ruvide hanno percorso i miei fianchi, stringendoli e appoggiandoli sul tavolo, mentre io mi liberavo della camicia, rimanendo in mutandine. Gli ho stretto il volto e l’ho baciato, indirizzando poi la sua bocca sul collo e sul seno che tenevo, voluttuoso, strizzato tra le mani. Una sorta di novella Madonna (la cantante, non l’icona religiosa) con il pargolo stretto al seno dal quale ciucciava affamato. Non avevo tra le mani, e le tette, un bambino ma un giovane uomo, già navigato e capace. E’ bastato sentire le sue dita sul corpo per accorgermi che non era certo uno sprovveduto alle prime armi: di cannonate, infatti, ne aveva già sparate. A poco a poco è sceso con bocca e dita sul mio ventre, divaricandomi le gambe, piantando il volto in mezzo e fiondando le mani sul culo. Poi è toccato a me inginocchiarmi su di lui, spogliandolo e rimanendo ad ammirare il suo corpo sodo e nervoso, dalla pelle ambrata e scura. Nonostante l’apparenza, i suoi modi non sono stati bruschi né aggressivi, tutt’altro: la sua maschera selvaggia, infatti, nascondeva uno spirito passionale e una foga irresistibile, ma anche un’inaspettata dolcezza. Così eccitati e sudati, abbiamo raggiunto la camera da letto dove abbiamo trasformato l’ora della siesta nell’ora della fiesta, scopando a lungo e a più riprese (viva i giovani …). Sedati dopo la lotta dei corpi nel bollente pomeriggio agostano, il prode G. ha ripreso la via verso l’orto di casa sua, lasciandomi esanime e soddisfatta tra le lenzuola sfatte. Trovavo molto erotico il mio ruolo da “bottana industriale”, espressione ripresa dal leggendario film di Lina Wertmüller Travolti da Insolito Destino nell’Azzurro Mare d’Agosto e usata per connotare una femmina nordica dai costumi discinti, e il suo da carunchio isolano sempre affaccendato. Mi eccitavo a vederlo passare con il trattore, sporco di muratura, mentre io profumata mi gustavo un cocktail Martini in terrazza. Bastava intravedersi per darsi silente appuntamento nel nostro talamo. Un gesto, un salto del recinto e G. tornava spossato ed eccitato nel mio letto, accarezzato dalle mie mani esperte e accolto nella mia bocca di rosa. Ogni volta che vedevo quel volto e quel corpo, simbolo di selvaggia giovinezza, i miei sensi tutti incominciavano a sobbollire. Mi piaceva servirlo inginocchiata, accoccolando il suo sesso in bocca e assaporando la sua mascolinità fino all’ultima goccia. G. adorava i miei pompini e mi ripeteva quanto le sue coetanee non fossero all’altezza delle mie doti linguistiche. E io adoravo il modo in cui mi scopava, ascoltando il mio corpo e imparando a ogni nuovo incontro il ritmo da tenere. La sua foga inondava la mia figa e condividevamo orgasmi esplosivi. Il nostro rapporto non si è mai evoluto fino a diventare una storia ma comunque ogni volta che torno sull’isola, il nostro rituale è ritrovarci tra le lenzuola, anno dopo anno, riscoprendo i nostri corpi e riassaggiando i nostri sensi con lo stesso furore della prima volta. Ma con il bonus dell’esperienza che rende ogni nostro incontro sempre migliore del precedente, con la confidenza che si acquista con la conoscenza carnale. In pratica l’ho visto crescere e l’ho svezzato, facendo mia l’esortazione di Matteo nel Vangelo “lasciate che i pargoli vengano a me,” o meglio, nel mio caso, “su di me”. Del resto, il sacro e il profano fanno parte della mia lussuriosa e trasgressiva esistenza, con una decisa propensione per il prof-ano. PS tornando all’incipit di questo racconto, è proprio vero che noi cougar siamo un fenomeno. Eh sì, boys, a letto siamo proprio fenomenali! Provarci per crederci.
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Robi Santa subito 😀