“Il livello più alto di eccitazione sessuale è in una relazione monogama.”
WARREN BEATTY (molto credibile detto da uno dei più attivi e notori puttanieri di Hollywood)
Monogamia, territorio sconosciuto e geograficamente di poco interesse per la sottoscritta; condizione imposta, anche a suon di ceffoni, alle donne e beatamente ignorata e disprezzata dagli uomini, che da tempo immemore si fanno letteralmente i cazzi loro. Pertanto, e per la mia natura dongiovannesca, mi sono sempre tenuta alla larga dal cascare nella monotonia della monogamia: fa pure rima, sarà un caso? Tuttavia c’è sempre una prima volta e non è detto che debba per forza far male o far schifo. Dopo anni di allegre e gaie scorribande in giro per il globo, d’invidiabili ed estreme avventure sessuali e di una variegata e mai scontata vita orizzontale, mi scopro innamorata, devota e … fedele. Una triade alquanto insolita e nuova per me. E, come da mio personale manuale, ho accolto la novità con entusiasmo e curiosità. Ritengo, infatti, che la monogamia sia la mia trasgressione ultima. Non sono mai stata infedele nell’accezione base del termine perché ho trascorso la maggior parte della mia vita da disinvolta singola, quindi non ho tradito nessuno. Anzi, il tradimento l’avrei compiuto se non avessi rispettato la mia natura libertina, imponendomi orizzonti sessuali limitati alle relazioni o peggio dannandomi all’astinenza. Non soffrendo (io non soffro, m’offro) di senso di colpa cristiano, che io amo storpiare in sesso di colpa, ho coltivato un ricco e disinibito appetito sessuale, concedendomi di assaggiare ogni tipo di pietanza qualora avvertissi un certo languorino. Allora, come mi è potuto capitare di capitolare nella morsa del rapporto esclusivo a due? Elementare, cari lettori. Lui mi ha preso per la gola. Profonda. Ed è riuscito a placare la mia fame di novità, alimentandomi ad amore e passione. Non esistono regole fisse nell’imprevedibile e assurdo gioco delle coppie, la sfera dei sentimenti e delle pulsioni è preda assoluta del fato e della casualità, inutile tentare, invano, di imbrigliarla o peggio, illudersi di poterla dominare. L’unica certezza che ho appreso nel mio lungo e tortuoso peregrinare, anche pene-grinare, nel campo della scanzonata libido è che bisogna “semplicemente” lasciarsi andare, non programmare e correre il rischio dell’ignoto. Non si può mai sapere dove si troverà la prossima grande scopata o l’amore inaspettato, o entrambi. Nella fattispecie, ecco la mia sexcapade sessuale che si è trasformata in una portentosa avventura amorosa. F. è un affascinante mascalzone latino sulla cinquantina: occhi azzurri, brizzolato, con un bel fisico possente e un culo tondo e sodo. Pensate, infatti, di essere solo voi a sezionare visivamente il corpo altrui? Avevo notato le sue natiche, oltre al bel volto e ai modi oltremodo garbati, già da qualche tempo. Insomma, F. è un bell’uomo, consapevole di piacere e molto donnaiolo. Ovviamente, sposato. Per mia esperienza, infatti, i più grandi puttanieri portano tutti la fede al dito, simbolo che su di me scatena la stessa reazione del toro inferocito davanti al drappo rosso: all’attacco! Ricordo ancora la soave proposta che gli feci ormai quasi un anno fa, ai principi dell’inverno, conscia che la stagione meno spumeggiante dell’anno era alle porte e ben consapevole della mia innata languida pigrizia, gli dissi: “Sto cercando un valido amante con il quale sollazzarmi durante le lunghe e rigide giornate invernali. Se pensi di essere all’altezza, da domani faccio i provini.” L’indomani il prode sciupafemmine, galvanizzato e divertito dalla sfida, si è presentato all’appuntamento, rallegrato da bisbocce etiliche che hanno finito per “penalizzare” seriamente la sua performance. Insomma, il fascinoso F. ha fatto cilecca, eppure quella notte, che rimarrà scolpita a memoria sensoriale sulla mia pelle, il mio amato amante ha messo in gioco ben altri “strumenti di piacere”. I baci: eh sì, per quanto trita e ritrita la teoria del bacio rimane sempre in auge. Se un uomo sa baciare e ama farlo, potete stare certi che partirà già con ampio vantaggio nel campo della conquista. F. bacia con trasporto e passione, tenendo stretto il volto tra le mani, quando le stesse non scivolano esperte sul corpo. La sua lingua non si stanca d’indagare e sondare la bocca, il collo, i seni, l’addome, il sesso, il culo. F. ama dare piacere, altro potente afrodisiaco. Non si affretta per consumare un rapporto finalizzato al suo egoistico finale perché F. è un amante raffinato e selvaggio, capace di dosare la sua irruenza sessuale per far durare, quasi allo sfinimento, l’incontro carnale. Insomma, F. non è uomo da fast-fuck, direi più che è uno slow-fucker, un ricercatore del gusto sensuale, capace di stimolare ogni papilla sensoriale fino all’estasi. Il tocco: altro tasto piuttosto dolente nella maggior parte dei casi, con uomini che infilano dita e mani come un muratore alle prese con la cazzuola, maldestri e dolorosi tentativi in grado di frenare e far franare qualsivoglia libido. Il tocco dev’essere dapprima delicato, accennato, lento; deve seguire e sentire le pulsazioni del sesso femminile; penetrare a poco a poco lo scrigno, anzi gli scrigni, Lato A, Lato B; addentrarsi sempre più invitato ed invitante nel ventre e uscirne madido di fruttuosi liquidi da gustare leccandosi le dita. Il tocco di F. mi conduce in uno stato di trance, il corpo tutto vibra e freme al suo passaggio, mi fa venire la pelle d’oca persino in punti che non sapevo potessero provarla. Il mio sesso è arcuato, proteso, pronto. Ed è precisamente in quell’istante che la sua lingua scivola dalla mia bocca verso i capezzoli turgidi che lambisce per poi ciucciare con foga fino a scendere al suo porto d’approdo: la mia figa umida e spalancata. Farò una piccola confessione/digressione: non sono una grande amante del sesso orale, da ricevere, mentre, invece, amo praticarlo, anzi ne sono ossessionata. Altresì non gradisco particolarmente carezze intime, insomma mi piace l’amplesso mentre i preliminari, così tanto agognati tradizionalmente dalle donne, che impiegano più tempo a carburare, a me stizziscono. Tuttavia con Mister F. ogni mia passata ritrosia è stata scacciata via, ben felice di essere spazzata e spupazzata per bene e per pene da chi conosce i meandri del piacere femminile, da chi non vede il sesso come un semplice canale di sfogo per svuotare le palle e da chi ha le palle per conoscere e amare la figa. Non per farsene vanto al bar o sui social con altri handicappati sessuali ma perché donare piacere è di per sé fonte di piacere. Per chi non abusa del corpo femminile come pattumiera di sperma ma anzi lo celebra e lo stimola a lasciarsi andare e godere, di un godimento verace e vorace, permettendo di raggiungere l’apoteosi dei sensi, senza doverla fingere con gridolini mutuati da film porno di quinta. Saper far godere una donna è la vera ars amatoria, tutto il resto è fuffa condita di nulla. Inutile riaffermare un mio dogma: la pratica rende perfetti e il mio amato F. è un inarrivabile amante perché ha scopato parecchio in giro. Ancora ricordo una sua frase molto ironica – F. è un uomo molto simpatico e le risate, ancor prima delle scopate, sono state l’elisir che mi ha fatto capitolare inginocchiata da lui – quando gli chiesi dei suoi trascorsi erotici: “Ho visto più figa io di un collettivo di lesbiche”. Ho sempre trovato erotica l’avventura, il duetto carnale e gli incontri fugaci, le one-night stand, insomma una botta e via, ma sto scoprendo una sintonia sensoriale più profonda e altrettanto eccitante andando a letto con lo stesso uomo. In special modo quando quell’uomo, dopo la défaillance della nostra prima sera, è tornato alla carica dimostrando, oltre a saper baciare e toccare, di avere anche “notevoli” strumenti tra le lenzuola. Perché non potrei mai amare un uomo senza condividere insieme una chimica sessuale dirompente e dato che il tango si balla in due, quando capita di trovare un bravo compagno di ballo, lo si tiene stretto al proprio corpo, ascoltandogli il cuore che batte nel petto, abbracciandolo durante e dopo l’atto amoroso e accoccolandosi su di lui sfinita e spossata dalla passione. Inoltre, il bello di avere un solo uomo è giocare a scoprirsi e riscoprirsi ogni volta, inventando situazioni accattivanti e teatrini a suo unico uso e consumo. E dato che io sono, come mi definì un arguto amico gay newyorchese, una drag-queen nel corpo di una mini donna, ho liberato la mia natura travestita: ho indossato una parrucca a caschetto nero, mi sono debitamente truccata, ho scelto una sottoveste di seta orientaleggiante con tanto di maniche a ventaglio, ho calzato i tacchi, ho afferrato un ventaglio e l’ho accolto nel mio boudoir in stile geisha da noartri. Del resto, come recita addirittura il sacro e serio Corano, “la vita non è altro che un gioco e un passatempo”. E giocare tra le lenzuola è uno spasso! Love You F.
Questa danza è dedicata a te amore mio … E la faccio vedere a tutti i miei followers. Tanto son pochi. Ma ottimi
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