Supersex, la storia della rivista cult e del mitologico Gabriel Pontello, precursore di Rocco Siffredi, raccontata da Gianni Passavini
ARTICOLO DI ROBERTA DENTI
Che spassosa, lussuriosa, goduriosa lettura il libro di Gianni Passavini che passa in rassegna gli anni d’oro, a cavallo tra tardi anni Sessanta e primi anni Ottanta, dei fotoromanzi e filmini erotico-p*rnografici in Italia e in Francia! Ho divorato, assaporato, ingoiato le quasi trecento pagine, dense anche di piccanti e sollazzanti immagini, sghignazzando e sussultando per i numerosi e dettagliati episodi, racconti e avventure che hanno contraddistinto un’epoca davvero unica per il mondo dell’hardcore. Gli albori di quello che oggi ormai è mainstream e iper-diffuso ovunque – con significativo declino della qualità dell’offerta – narrano la gaudente battaglia, anche politica e sociale, di un gruppo di geniali e visionari creativi del pérno italiano: in primis, Saro Balsamo, editore di riviste leggendarie quali Men, Le Ore, Playmen, Excelsior ma anche ideatore, insieme a Marcello Mancini, Nicola Onorati, Andrea Bianchi e Francesco Cardella, dei primi fotoromanzi, anzi fotto-romanzi hard, tra cui si erge a cult il mitico Supersex, pubblicato per la prima volta nell’ottobre 1976 e chiuso nell’ottobre 1985.
Saro Balsamo può essere paragonato sia a Hugh Hefner, ideatore di Playboy, ma, a mio parere, più a Larry Flint, creatore della dissacrante e ultra pornografica rivista Hustler, entrambi audaci precursori del porno ed entrambi vittime di censura, processi, arresti per le loro “riprovevoli” attività editoriali.
La prefazione del libro è affidata alla liberatoria e rigenerante penna della grande Barbara Costa, giornalista esperta del tema, di cui scrive, benissimo, su Dagospia. Questa non è una recensione per benpensanti e noiosi paladini del politicamente corretto, perché Supersex era zozzo, volgare, machista e violento. Il suo protagonista assoluto, alter ego del Superman del sesso, fu il primo attore hard diventato iconico, Gabriel Pontello, italiano di nascita ma francese d’adozione: “un maudit borioso, narciso, magnetico, folle, prepotente, manesco, spregevole, esaltato, odioso, insopportabile ma bellissimo e irresistibile” (Barbara Costa).
La storia del fotoromanzo Supersex, nato da un’illuminazione di Francesco Cardella, è presto raccontata: un alieno fantaerotico nasce nel brodo spaziale dal pianeta Eros, in una galassia dove esistono pianeti quali Coiton e nemici spaziali come Sukamel e Nerkion (oltre a Cul*nia, Pudoria e Godiland), precipitato con la sua astronave sulla Terra dove deve impossessarsi ogni volta del corpo di un umano e scopare al massimo per sopravvivere! Questo spillover intergalattico lo rende sessualmente irresistibile a chiunque sia colpito dal suo fluido erotico, una sorta di superuomo che non deve chiederla mai. E quando la chiede, non lo fa certo con una seduzione in stile dolce stil novo. No, Supersex è un vero porco stellare, erot*mane sadico, chiavat*re seriale ed extraterrestre alpha.
Ecco le potenti parole della Costa, a mo’ di avvertimento per qualsivoglia controversia sul linguaggio che andrete, se vorrete, a leggere (gli asterischi non sono nel testo originale, ndr):
“La mia pontelliana ingordigia, del suo sesso ben dotato ma (e meno male) non superdotato, di cui abbuffarmi, mentre Gabriel mi strapazza coi suoi ‘troia, il caz*o è pronto, sfamati!’, ‘allarga le cosce, zocc*la!’, ‘volevi i gioielli, mign*tta? Eccoti 100 carati di un lingotto purissimo!’, rimane inalterata. Un’ultima cosa: ma quanto era volgare il linguaggio di Supersex? Fetente, sbracato e cattivo. Che liberazione! A chi non piace non lo legga. E… femministe, vecchie e nuove, e paladini di ciò che è bene e conviene, col vostro eloquio educatino e precisino che tanto vi fa sentire migliori, andate a starnazzare altrove. Non seccateci su Supersex, e lasciateci divertire. Noi che lo sappiamo fare! La vita non ci deve il lieto fine che ci hanno fatto credere, e forse lo scopo ultimo, l’unica salvezza, di Gabriel Pontello, e mia, è renderci infrequentabili”.
Parole profane! Ancor più di e in questi tempi edulcorati asettici e asessuati dove ogni impulso, ogni parola, ogni insulto è vigilato e represso dalla “Pulizia” dei neo-puritani e dei pallosi moralisti: il p*rno della morale, di qualsiasi morale, se ne f*tte. E f*tte. Tanto, a lungo, intensamente, profondamente in ogni antro e buco del nostro corpo ma soprattutto del nostro cervello che va spalancato e ben allargato per contenere e godere appieno del lascivo sollazzo che genera.
Il libro titilla e fa pulsare i nostri sessi e sensi, rievoca tempi che furono pieni zeppi di creatività, di geniali sotterfugi, di loschi individui e di tante donnine compiacenti.
Tra le tante attrici che si susseguono nel ruolo di prede sessuali, alcune destinate a fare una brutta fine con storie di dipendenze da stupefacenti, violenze e morti premature, a spiccare è la voluttuosa Marilyn Jess, che in un’intervista rilasciata a Liberation spiega la stagione d’oro del porno francese e i legami tra i suoi protagonisti: “Non siamo ‘caduti’ nel p*rno, ma abbiamo trovato in questa forma di esibizionismo un modo per esprimerci o per vivere una vita diversa. Siamo stati immersi come in una bolla in questo ambiente, ci siamo divertiti, abbiamo lavorato come una band. Come chi si incontra il mercoledì sera per giocare a calcio, o che frequenta lo stesso club di tennis o la stessa discoteca ogni fine settimana”. Va detto che il p*rno non è un mondo facile, anzi era assai maschilista e rischioso.
Per sfuggire alla censura e al moralismo imperante nell’Italia degli anni Sessanta – dove dal 1930 imperava il rigido Codice Rocco, non dal mitico Siffredi, bensì dal cognome del ministro della giustizia Alfredo Rocco, che imponeva norme a tutela di un teorico comune sentimento del pudore nazionale – Balsamo & co. decidono di trasferire la gaudente impresa nella Ville Lumière, a Parigi, dove affittano degli studi a Montrouge per girare il fotoromanzo. Nella capitale francese è, infatti, in atto una rivoluzione che fa di Parigi, specializzata nella presse du c*l, una delle capitali europee del p*rno, insieme all’Olanda e alla Germania.
Sono anche gli anni in cui in un’Italia conformista e bigotta la Corte di cassazione ordina e ottiene la distruzione del film Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Insomma, non è aria e non si respira eros nel paese del Vaticano e della famigerata Democrazia Cristiana.
Nel capitolo Les P*rnocrates, Francis Leroi, regista di film per adulti, tra cui alcuni sequel del cult Emmanuelle, afferma: “Nel maggio 1968 una gigantesca energia di libertà ha eiac*lato sulla faccia della Francia benpensante… Il film p*rnografico di livello rappresenta simbolicamente il mestiere e la fatica di vivere, e dà spazio (come succede assai meno in altri film rispettabilissimi) alla provocazione istintiva e intelligente contro gli schemi sociali livellanti, perbenisti e ipocriti, che cercano ogni giorno di farci credere che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Sì, un mondo dove troppo spesso la gente non ha più voglia o non è più capace nemmeno di fare l’amore”.
Ed è proprio nel 1967 che Saro Balsamo decide di aggiungere la forza delle immagini a Supersex pubblicando un “fotofilm fanta-erotico”. Il libro dettaglia episodi e avventure del p*rno alieno, mostrando la fantasiosa creatività erotica dei suoi autori che scrivono di giornalisti fic(c)anaso, di personaggi quali Lou Lou Troyon e Donna Pompilia a capo della MAFIcA, professoressa di “neuromign*tteria comparata”, le cui allieve, colpite dal fluido erotico di Supersex/Gabriel Pontello, se lo sbranano “in un groviglio di carni palpitanti”: “A me! Prima a me!”, “Scostati cagna!”, “Sgualdrina!”. L’uomo le implora, inutilmente: “Calma picciotte!”. Alla fine tutte hanno la loro razione del giornalista, “virilmente inammosciabile”. “Sukan*rchia!” (S*kamel, aiutami!) è il grido di Supersex quando la sua essenza vitale sta per esaurirsi e necessita di un nuovo corpo nel quale trasferirsi.
Principale autore dei dialoghi è il romano Marcello Mancini, ex direttore di Men e anche autore Rai per trasmissioni “serie”, che scrive battute da caserma per il personaggio del tenente Gabriel Pontello (tipo: “Porca, ti farò strillare come una gallina”, oppure “Ingoia, ingoia, spaccati la gola”, o ancora “Ebbro di lussuria, Supersex penetra sempre più a fondo. Il buco succulento viene setacciato centimetro per centimetro”), ad affiancarlo nello “sfiancante” lavoro arriverà anche Nicola Onorati, direttore degli studios di Montrouge. È una banda di libertini professionisti quella che compone la squadra di Supersex e gli studios sono un autentico b*rdello dove lavorano gli attori e le attrici migliori di tutta Europa, vivacemente e liberamente attivi in una Francia che vede l’uscita nel 1974 del film Emmanuelle con una sensualissima Sylvia Kristel – film che sarà visto in un anno da due milioni di spettatori – e che passa dalla Nouvelle Vague alla Sexploitation. come scrive Passavini: “Così per passione o solo per interesse, nasce il p*rno chic francese, un bellissimo neonato figlio di tanti padri… I professionisti chiamati a fare Supersex costituiscono la prima generazione di hardeur francesi, quasi tutti espressione della comunità edonista, esibizionista e scambista francese, singoli e coppie che a un certo punto avevano deciso di monetizzare le loro personali predilezioni sessuali facendole diventare un mestiere. Gente che prima faceva i lavori più disparati si ritrova a lavorare stabilmente sui set p*rno”.
Va ricordato che nel 1972 negli Stati Uniti un atipico regista, il parrucchiere del Queens Gerard Damiano, gira la pellicola cult Gola Profonda con l’iconica Linda Lovelace, provinata e scelta come protagonista del film per i suoi prodigi buccofaringei. Quel film divenne il primo p*rno di massa americano, celebrato fintanto sulle pagine del New York Times e visto da milioni di spettatori, tra cui anche una certa Jackie Kennedy, paparazzata fuori dal cinema a luci rosse a Times Square. Il film costò 25 mila dollari e finì per incassare oltre 600 milioni. Pare il film più redditizio di tutti i tempi! Consiglio, se interessati alla nascita di questo tipo di cinema, la visione del bellissimo documentario del 2005 diretto da Fenton Bailey e Randy Barbato. Una lisergica istruttiva gioiosa visione dei mitici anni Settanta, gli anni della rivoluzione sessuale.
Negli studios di Montrogue si avvicendano svariati attori e attrici, ma quando sul set arriva il mitologico Gabriel Pontello la produzione subito comprende di avere davanti l’alter ego in carne e ossa di Supersex. È lui il capobranco degli hardeurs – e come disse una volta Jack Nicholson: “L’aspetto che più mi piace dei lupi è che il capobranco può fare sesso con tutte le femmine” – e con la sua aria vanitosa sprezzante e arrogante diventa l’indiscusso e controverso, per il suo caratteraccio, virile superuomo del fotoromanzo che sarà pubblicato per nove anni.
“Pontello, ai tempi in cui lo interpreta, è davvero un Supersex, perché di sesso non ne ha mai abbastanza. Sembra che il suo corpo sia sempre al centro di una tempesta testosteronica e che per sopravvivere lui debba, proprio come l’alieno, scaricare il surplus di energia appena può… Fin dalle prime puntate in cui è coinvolto, si capisce che l’impeccabile attorialità di Gabriel Pontello – dalle scene hard a quelle normali – ha tutte le caratteristiche di una meta-recitazione, cioè quella di chi interpreta se stesso, dove non c’è contraddizione: personaggio e interprete sono tutt’uno, addirittura hanno lo stesso nome. Nessuna finzione, nessuna recitazione: solo l’esuberante esibizione del sé, di quello che si è già nella realtà e nella vita, che sul set diventa incidentalmente lavoro, in quanto dovere professionale e piacere personale convivono felicemente: Supersex e Gabriel Pontello (sia come uomo che come attore) sono l’uno l’alias dell’altro e hanno un preminente se non unico scopo nella vita: sc*pare”.
Le sue azioni e interpretazioni sono all’insegna della violenza e del machismo, ammazza, squarta, tortura i nemici, sfrutta il suo fluido erotico per possedere tutte le donne che desidera e quando raggiunge l’org*smo esclama IFIX TCEN TCEN, un urlo guerriero dal significato sconosciuto, forse parla nel suo idioma erosiano, alcuni pensano si rifaccia al Futurismo di Marinetti ma per me si tratta di puro Fotturismo.
Tra i superpoteri del porno-eroe non c’è un super membro, come nel caso del suo erede Rocco Siffredi – i due si conobbero a Parigi quando Rocco faceva il cameriere in un locale notturno e già venerava Pontello perché sognava di fare l’attore – ma uno proporzionato, perché la forza della persona e del personaggio risiede nella sua potenza seduttiva: “Se avesse un membro sproporzionato per eccesso, forse non sarebbe così amato dai suoi lettori più sensibili ai confronti dimensionali. Sono le performance sessuali di cui è capace, che incantano il suo pubblico di voyeur e anche i suoi stessi colleghi, come Richard Allan, che ha definito Pontello ‘un tr*mbatore impressionante’. E il Supersex da lui interpretato è senza dubbio un amante superlativo, un professionista del piacere, un fantasista del coito. Insomma, un vero extraterrestre”.
Allo scoccare del nuovo decennio, gli edonistici anni Ottanta, Saro Balsamo, l’editore, e Riccardo Schicchi, manager e pigmalione di Ilona Staller, iniziano una collaborazione sulle pagine di Le Ore, con la regia di Gabriel Pontello. Nel numero del 10 febbrario 1982, Cicciolina appare in un servizio con Gabriel Pontello, il “Supercicciolino Supersex”. La Staller ricorda così il loro primo incontro: “Era un bel ragazzo, alto, magro, con i capelli castani e gli occhi verde smeraldo che a volte sembravano innocenti, altre indiavolati. Di primo impatto mi sembrò un tipo misterioso e affascinante, poi però, durante la lavorazione, ebbe una drastica metamorfosi. Si rivelò un vero narciso, pieno di sé, una macchina da sesso arrogante che impartiva continuamente ordini a tutti, me compresa”. Ilona Staller diventerà l’assoluta icona del p*rno italiano, simbolo di libertà sessuale, promiscuità e trasgressione. Dal 1984 Supersex ospiterà anche Hostess per Miliardari, protagonista il duo Magika & Magika, due sorelle interpretate da Cicciolina e Platinette (alias di Marilyn Jess, anche Dominique Troyes). I titoli delle loro avventure non sono certo da manuali per educande, ma sono spassosissimi: L’investigatrice privata a caccia di caz*i altrui; La turista con la fr*gna in gita di piacere; L’infermiera dall’inc*lata indolore; La vedova dal p*mpino mortale; La ladra dalla leccata furtiva; La scrittrice dalla penna a sp*rma; La poliziotta dal c*lo vigile; La hostess dalla fi*a pressurizzata; La benzinaia dalla p*mpata super.
Tuttavia la musica, e il mondo, stava cambiando in quegli anni all’improvviso spezzati dall’atroce epidemia dell’Aids, trascurata per colpevoli anni dalle istituzioni perché la si credeva il morbo dei gay, dei tossici, dei trasgressivi e pertanto una sorta di punizione divina per i comportamenti giudicati malsani e perversi dalla maggioranza moralizzante. La strage di quest’epidemia fece migliaia di vittime in pochi anni e solo quando ci si accorse che il virus dell’Aids non faceva distinzioni tra omo, trans ed etero iniziarono i primi sforzi per debellarla. La comunità di Montrouge che per un decennio si era dedicata devotamente al sesso a metà anni Ottanta si era già sfaldata, con i protagonisti che avevano preso strade diverse, quei fortunati che di strada ancora ne avevano da percorrere.
Il tramonto di Gabriel Pontello/Supersex arriva proprio in quegli anni, con l’attore ormai preda dei suoi demoni, dell’alcol e del gioco d’azzardo e a soffiargli il ruolo di capobranco del porno arriva il “nostro” Rocco Tano Siffredi, l’allievo che supererà il maestro: “Come se l’alieno che aveva occupato il corpo di Pontello per quasi dieci anni, quella sera al club privé avesse deciso di passare armi e bagagli, con un transfert fatale, nel corpo dello stallone italiano. Quando Rocco fissa col suo sguardo una donna prima di farsela, non sembra che dai suoi occhi emani lo stesso, irresistibile fluido erotico dell’extraterrestre venuto da Eros? In tante scene di rough sex, Rocco sembra essere ed è un penetratore seriale, la quintessenza di Supersex, come già Pontello”. Gabriel Pontello, fedele al suo bozzolo antisociale, tornerà a vivere a Casablanca, dove era nato, rispettando la massima dei surrealisti degli anni Venti i quali sostenevano che l’unica cosa giusta da fare fosse “diventare infrequentabili”. Così come era nato alieno, così il primattore si alienò dalle scene.
Il libro è vietato ai minori di 18 anni. Eh certo perché i ragazzini di oggi, ormai usi e abusi al cheap rough p*rn sui loro device, non coglierebbero la rivoluzionaria potenza di quei primi avveniristici sperimentatori dell’eros.
https://mowmag.com/culture/supersex-la-storia-della-rivista-cult-e-del-mitologico-gabriel-pontello-precursore-di-rocco-siffredi-raccontata-da-gianni-passavini