L’eterna lotta tra ragione e sentimento qui diventa un acceso duello tra pulsione e sentimento, intriso della mia usuale nota piccante e maliziosa. Che cosa fare quando un lui, che ti ha trattato molto male in passato ma ti ha scopato come nessun altro, si rifà vivo? Ossia se è stato al tempo stesso un impagabile stronzo e un amante inarrivabile, gliela ridai … l’occasione? Arroccarsi nell’orgoglio o cedere all’orgasmo? Questo è il dilemma. C’è del marcio, soprattutto nella mia lurida testolina. L’orgoglio merita di prevalere se il rischio è ricadere nella trappola di un manipolatore nato. Se, invece, sei consapevole di poterti consentire la sexcapade, la disinvolta scappatella, senza strascichi emotivi, allora perché mai privarsi di un orgasmo? Attenzione, il dilemma si pone solo davanti a orgasmi da far perdere i sensi; di solito bonus di uomini pericolosi, affascinanti, devastanti che si sono comportati da veri stronzi, con tutta la casistica rituale del bastardo: promesse e proposte di amore eterno, ovviamente prontamente disattese, balle colossali, altre donne … Prima o poi, ci caschiamo tutte. E’ una sorta di rituale di passaggio. Detestabili ma indimenticabili, perché il più delle volte gli stronzi sono amanti sopraffini. Case in point, ecco la mia esperienza. Due anni fa caddi preda, consapevole e volente, di un affascinante bastardo di razza, attore, professione perfetta per gli stronzi, perché consente loro di mentire per mestiere, quindi il rischio di tonfo con questi simulatori è elevatissimo, anche per noi femmine scaltre. Lui era un pellegrino vagabondo, sempre sul bicchiere, bugiardo cronico, affabulatore dalla voce suadente, seduttore e bastardo navigato con tanto di patente. Il genere di uomo che fa perdere la testa, i sensi e la lingerie in una sola battuta. Trasportandoti in un’avventura cinematografica, esaltante ed estenuante. Una maratona di parole e sesso, un fuck-festival di gusto decadente. Complice l’esplosiva cornice del primo incontro, un’isola del Mediterraneo, la nostra passione è divampata da subito eccessiva ed estrema. Abbiamo imparato a conoscerci scopando come dannati, ovunque e comunque. Il nostro era il linguaggio dei corpi. Le parole ci accompagnavano nude e crude. Il nostro primo dialogo è avvenuto in un bucolico wine-bar isolano/isolato, situato in un giardino con vista sul vulcano. Lui era seduto a un tavolino da solo, io ero in compagnia di un leggero libro intitolato Piccoli Amori di Franziska zu Reventlow. Sono io ad aver attaccato bottone. “Dovrebbe salire sul vulcano. E’ un’esperienza unica.” Lui: “Preferisco evitare di cacciarmi su sentieri pericolosi. Ma del resto, sto parlando con lei …” Io, divertita gli ho risposto: “Le posso assicurare che tra i due sentieri, quello per il vulcano è in assoluto il meno impervio.” Lui, accennando un sorriso, ha controbattuto: “Non nutro alcun dubbio in proposito.” Il mio istinto animale ha riconosciuto una comunione di lussuriosi sensi. C’eravamo già annusati. Io avevo già sentito nel mio ventre la pulsazione. Quel pulsare che si origina quando la mia chimica reagisce con i giusti ingredienti. Non mi dilungherò qui sui dettagli più intimi del nostro rapporto (ass-olutamente meritevoli di un racconto a parte), ma mi preme solo elencare la sequela di balle che mi ha propinato nell’arco di un anno:
- Da subito, ti amo, ti sposo. Mi è bastato fare click su Wikipedia per scoprire che era già regolarmente sposato.
- Il bastardo, però, non era singolo ma aveva tradito la moglie con un’altra donna, oltre me.
- ‘Non la amo, amo te. L’ho lasciata.’ Ovviamente, stanno insieme ancora oggi.
- ‘Aspettami, amore. Domani sono da te.’ Mai più visto, né sentito.
Ho trascorso un anno, sedotta e ossessionata da quest’uomo, il tutto inesorabilmente legato a doppio filo alla primordiale attrazione che ci ha unito. Tuttavia, conosco me stessa e dopo esserne uscita, dopo essere guarita e rinsavita, il summenzionato rischio di ricascarci è minimo. Mai dire mai, eppure sento di poter godere di quegli orgasmi da capogiro senza perdere il capo. Né il cuore. Altri organi sono, invece, del tutto disposti a darsi. Tanto me li porto via, quando chiuderò la porta d’albergo alle mie e alle sue spalle. Questo è il gioco che io ho consapevolmente scelto di seguire, conoscendone le regole, accettandone i rischi, mettendo a nudo le viscere più recondite. Rinunciare una pia illusione, del resto quando il gioco si fa duro, mmm molto duro, le dure iniziano a giocare. Fino al prossimo match … e al prossimo aggiornamento sulle avventure di Miss Robbie.
Leave a reply