Il Greenwich Village è stato il luogo per eccellenza degli artisti, dei bohémien, degli scrittori, dei musicisti. Un luogo incantato dove i pellegrini del dharma si sono sempre trovati in un piccolo “villaggio” dentro la giungla urbana di New York. Ahimè la musica è cambiata da tempo e forse per sempre per via dei costi stratosferici raggiunti da New York e dal fenomeno dell’iper-gentrificazione – che oggi fa sembrare la Grande Mela più una sorta di Dubai-On-Hudson così definita nel blog, ora anche un libro di grande successo, Vanishing New York di Jeremiah Moss – un gigantesco shopping center popolato e disumanizzato da grandi catene, anonimi grattacieli di vetro e infestata da gente sempre più standardizzata, avida e fondamentalmente noiosa. Però per i privilegiati come me, e per privilegio intendo avere il tempo e la curiosità di girovagare, osservare e ascoltare, la magica isola di Manhattan regala ancora persone e personaggi fuori dall’ordinario, appassionati, combattivi, sagaci e così intriganti da poter rimanere ore a raccontarsi le proprie vite e storie, lasciando fuori il “fake world” per ritrovare l’umanità della condivisione in persona.
Anni fa in un delizioso localino, Café Panino Mucho Gusto, incontrai Leila Mustachi, frizzante e vibrante donna classe 1934, residente da oltre 50 anni nel Village. Di lei ho scrissi qui ma voglio raccontarvi del nostro ultimo irresistibile incontro al quale mi sono presentata portandole in dono il libro New Erotica For Feminists comprato nella bellissima libreria Rizzoli al Flatiron.
Ogni anno quando torno in città, non vedo l’ora di rivederla e farmi ispirare. Leila compare, di diritto e merito, nel libro HONY, Humans of New York, photoblog, divenuto un libro di enorme successo, di Brandon Stanton, dove sono raccolte immagini e frasi della variegata multirazziale umanità cittadina.
Quando Greta Thunberg è sbarcata a New York settimana scorsa, ad accoglierla c’era anche Leila con tanto di spilla con la frase di John Lennon you may say I am a dreamer but I am not the only one. Beh Leila quel John lo conobbe perché era vicina di casa sua e di Yoko quando la coppia abitava ancora su Bank Street: “In verità non li ho mai incrociati ma sentivo il baccano delle loro feste nel seminterrato e pensavo a quanto si divertissero,” mi dice Leila sorridente).
Feci la sua conoscenza perché era tutta vestita di rosa shocking, i suoi occhi sorridevano ed era gentilissima. Io con i miei capelli rosa mi sentii immediatamente attratta da questa variopinta e buffa signora. A me la gente “stramba” garba assai perché è la mia tribù: i non omologati, i freak, gli artisti, i rivoluzionari, i matti, chiunque abbia il dannato coraggio di seguire la propria musica e ballarla al proprio ritmo invece di seguire i passi degli altri. Plus I love pink ladies!
Vicina di casa di John e Yoko.
Attivista contro la guerra in Vietnam.
Libertina negli anni Settanta (“Oh Roberta, dopo il mio divorzio a 30 anni mi trasferii a New York. Erano gli anni della liberazione sessuale e io mi sono assai liberata!”)
Editor letteraria per oltre trent’anni, Leila gira sempre con un taccuino per annotare le scritte che trova in giro per la città.
Ci siamo viste per un “breakfast date” nel nostro locale del Village dove ci siamo parlate una sopra l’altra, così ansiose di condividere di tutto: libri, of course, storie, politica, il passato di New York, i miei scritti, Venezia … Poi Leila mi ha invitato a visitare il suo delizioso appartamento su Bank Street.
Mi sono talmente emozionata nell’avere accesso al suo mondo, ai suoi libri, ai suoi ricordi che ho letteralmente pianto. Mi sono scese lacrime di gratitudine per avere la sensibilità e il tempo da dedicare a questi scampoli di autentica vita e felicità. Leila mi ha mostrato libri di artisti e fotografi (bellissima l’opera del disegnatore giapponese ), mi ha consigliato luoghi poco conosciuti del Village e mi ha portato a visitare il progetto Tiny Pricks – Give a Damn creato e curato da Diane Weymar e ospitato nello showroom di Lingua Franca su Bleecker Street dove sono raccolti centinaia di fazzoletti ricamati provenienti da tutto il mondo su cui sono riportati i folli assurdi offensivi e stupidi tweet del presidente Trump. L’obiettivo è arrivare a quota 2020 entro il 2020 anno delle prossime elezioni presidenziali. Ne hanno già raccolti oltre mille …
L’America è anche questa: la resistenza dell’ala liberal al suprematismo della destra radicale ed evangelica. Sono tempi bui oscurantistici e pericolosi. Siamo a 100 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale e sembrano spirare violenti venti carichi di odio così come successe nella Berlino degli anni Trenta. La storia ahimè si ripete coadiuvata dalla dilagante ignoranza di gente che ignora il passato.
Insomma, non vengo a New York solo a spassarmela, cosa che ovviamente amo fare, ma la mia linfa di vita si alimenta di umanità, di curiosità, di diversità e di apprendimento.
Nella vita non si finisce mai d’imparare. Ascoltando e aprendosi, talvolta addirittura spalancandosi, all’altro da noi.
Quando ci siamo salutate, Leila mi ha regalato un magnete con la scritta “Some People Become Old Friends Instantly,” ossia alcune persone diventano subito vecchi amici.
Ho pianto di nuovo.
L’ho abbracciata stretta con la promessa di cercare di rivederla prima di partire (così faccio il doppione delle chiavi di casa sua, accoppo la vecchia e squatto al Village!) e ho ripreso a camminare le strade di New York lasciandomi portare dall’imprevedibilità nel suo caotico e frenetico ventre.
Questa, anche, è la mia NY.
Autentica.
Originale.
Umana.
Come diceva Forrest Gump “La vita è una scatola di cioccolatini. Non sai mai quale ti capiterà.”
E io aggiungo: tu comunque continua a scartarla prima che la cioccolata finisca …
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