Buongiorno da New York!
Uno degli aspetti più incredibili e godibili dell’isoletta di Manhattan è osservare e conoscere i suoi eterogenei abitanti. Nel 2010 un giovane fotografo, Brandon Stanton, decise di fotografare e di porre una domanda a 10 mila newyorchesi. Il suo photo blog, HONY ebbe un immediato successo e fu pubblicato anche un bellissimo libro che racconta per immagini e parole l’umanità variegata di New York. Qui davvero sei al centro del mondo, nel suo ombelico, dove puoi vedere ogni razza, ogni religione, ogni look, ogni crogiolo amalgamati insieme in questa terra magica. Oggi, sul modello di Brandon, voglio raccontarvi la storia di Leila Mustachi, la vivace e colorata signora della fotografia che conobbi due anni fa nel “nostro” localino Café Panino Mucho Gusto nel West Village. E dove ogni anno quando torno sono sempre accolta con calore e amore dai suoi gestori latinoamericani.
Leila, 84 anni di pura simpatia, empatia e sensibilità letteraria, mi ha raccontato di essersi sposata a 19 anni. Quando divorziò a 30 anni, si trasferì da sola a New York. Correva l’anno 1967. Erano anni di fermento artistico e culturale, di libertà sessuale e di contestazione politica e sociale, una decade indimenticabile e indimenticata nella storia di New York. La nostra Leila fu un’attivista del movimento pacifista contro la guerra del Vietnam e collezionò anche un po’ di “zipless fuck”, ossia le scopate senza cerniera, termine coniato dalla romanziera Erica Jong nel suo best-seller Paura di Volare. Le ZF sono le allegre scopate con sconosciuti dove l’incontro è breve, effimero e passionale. Sentire la frizzante Leila raccontarmi le sue sexcapades negli anni d’oro di New York mi ha davvero rallegrato la mattinata. Leila ha lavorato una vita nel campo dell’editoria come editor, ha conosciuto diversi autori, tra cui Gore Vidal e Norman Mailer, e risiede oggi come allora su Bank Street nella casa bianca della fotografia. Ecchisenefrega, penserete voi. Invece, frega perché in quella casa, precisamente al 105 di Bank Street, nel 1971 si trasferì una coppia di artisti/musicisti che divennero in quegli anni di contestazione un vero simbolo della contro-cultura: John Lennon e Yoko Ono, prima di trasferirsi nella magione gotica del Dakota Building sulla 72esima davanti Central Park e dove purtroppo John fu assassinato l’8 dicembre 1980 da un folle che non merita di essere ricordato per nome. E che ahinoi è ancora vivo, il fottuto bastardo.
Comunque Leila mi ha detto che erano dei vicini deliziosi e che facevano musica e intrattenevano tutto lo stabile. Ecco al giorno d’oggi sarebbero stati cacciati di casa, visto i tempi gentrificati che stanno assediando e rovinando la “mia” Manhattan. Come ho detto a Leila, che esce sempre con un taccuino dove annota le divertenti scritte che si trovano ovunque in giro per la città (Don’t play hard to get, Play hard to forget o Make Orwell Fiction Again), io amo romanzare la mia esistenza. Forse la mia New York non esiste più se non nei libri, nelle canzoni e nei film di un tempo. Ma a me piace sognarla a occhi aperti e renderla romantica come è sempre stata e come spero sarà per sempre.
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