Well hellooo from New York in quella che posso solo chiamare “la mattina dopo”. Eh sì perché come da mio rituale del sabato sera locale, mi sono fatta pervadere dalla SaturGay Night Fever andando a festeggiare il compleanno della straordinaria e unica Madonna (che ha compiuto 59 anni qualche giorno fa) con le mie gaie amicizie locali. Una serata interamente dedicata alla musica della regina della pop music. L’evento, chiamato MadonnaWorship, si è tenuto nello storico locale Stonewall Inn, dove nel giugno del 1969 da qui iniziarono le sommosse da parte della comunità gay contro i soprusi perpetrati dalla violenza omofoba della polizia di New York. Entrare in questo luogo leggendario e così ricco di storia per la comunità LGTB, non solo di New York, ma di tutto il mondo è stato per me toccante. E pure piccante in un’orgia di luci psichedeliche, corpi sudati, go-go boys desnudi, drag-queens e amore libero gay, straight e lesbo. Un autentico tempio dedicato alla libertà e alla tolleranza sessuale. Insomma, il mio luogo putativo o puttana-tivo? In occasione della serata, mi sono accattata in un kinky store del Village stivaloni con zeppa in stile Bowie anni Settanta, con tanto di bandiera americana, e alla veneranda età di 45 anni ho portato le mie sode chiappe INTO THE GROOVE. Ho ricevuto complimenti e incoraggiamenti del genere “dai zia, ce la fai ancora” e un go-go-boy mi ha definito la una piccola Kylie Minogue (piccola tua madre, con lo stivalone svettavo sul metro e settanta). So proud o meglio so pride. La serata danzerina è quindi proseguita nell’altro storico locale gay The Monster Bar, situato proprio davanti allo Stonewall, e separato da un giardinetto dedicato al movimento LGTB con tanto di statue rappresentanti due uomini e due donne che si amano. Alle tre del mattino (tre del mattino-45 anni-danzando su stivale zeppato, non so se mi spiego…) accompagnata o meglio sorretta dal mio giovane toy-boy (We Love You Madge) ho strascicato le stanche membra verso l’oasi di qualsiasi ubriacone notturno del Village: Joe’s pizza, un miraggio di carboidrati assorbi-alcol capace di ristorare anche la sbornia più spietata. Dopo aver letteralmente divorato il mio slice di fresh mozzarella (non propriamente di bufala campana, if you know what I mean), ho smesso i panni di Wonder Robbie, levandomi gli stivaloni USA e infilandomi le ciabattine. Una sorta di Cenerentola dopo mezzanotte dove al posto della carrozza/zucca ci sono i kinky boots/hawaianas. Ma come si suol dire “older and wiser”, ossia più vecchia più saggia e sicuramente più selvaggia. Tornata a casa incrocio coppia giovane e fica di vicini che stavano entrando in ascensore, strascicante e biascicante intimo “Hold it” (in stile Samantha Jones, SATC anyone?) e li raggiungo esausta. Morale della zozza favola: durante la salita in ascensore, lei modella con il canonico broncio ed espressione fatua (Cristo sei nata figa, ridi porca puttana, ridi o almeno riproduci un’espressione), non spiccica verbo mentre lui aitante e scattante, e assolutamente annoiato dall’insipida skinny bitch, mi chiede se voglio continuare la festa da loro… In un’altra situazione, avrei potuto accettare l’invito ma in questa, la realtà era:
– Tenevo in mano gli stivaloni e a piedi nudi, sudata, sembravo una profuga, non una pro-figa.
– Al profumo da 500 dollari dell’ebete modellina, io contrapponevo Eau de Slice of Joe’s pizza con una nota di ascella al pecorino. Best scent ever after the booze.
– Io non pratico la necrofilia. Ossia scoparmi cadaveri inespressivi non rientra tra le mie perversioni e deviazioni, che sono molteplici e svariate. Chissà un domani andrò in cerca di Mr. GoodTomb ma attualmente non rientra nelle mie luride fantasie sessuali.
Ho dunque ringraziato onorata, ma soprattutto disonorata, il piccante invito a un “maneggio” a tre dalla cool couple (lei sempre muta, chissà che esilarante scopata) e mi sono accasciata felice e sbronza sul mio letto pensando: Cazzo, I still got it. Ossia me la cavo ancora. Eccome se me la cavo… Wonder Robbie Takes MANhattan.
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