Si avvicina l’anniversario del mio primo anno da runner e ho deciso di festeggiarlo partecipando alla Midnight Run sponsorizzata da Starbene. Non ho mai amato la corsa o l’attività fisica in generale. Per me il massimo dello sport era spaparanzarmi sul divano allenando il braccio a prendere cioccolatini e portarli alla bocca, davanti a un buon film. Mai, quindi, avrei pensato che nel giro di dodici mesi sarei arrivata a contemplare la maratona. Mezza, per la precisione. Non sono mica matta! Dunque, com’è successo che un giorno io abbia smosso le chiappe dal comodo sofà e in inverno mi sia forzata a uscire a correre? Per poi non riuscire più a smettere? Semplice: è stata la prima attività che mi ha ridato benessere psicofisico dopo un periodo nero. Un anno fa ho chiuso una storia difficile e il dolore della mancanza è stato tale da privare me, donna piena di energia, di qualsiasi entusiasmo per la vita. La sofferenza è stata tale da non riuscire letteralmente ad alzarmi dal letto. Per un mese. Fortuna che ho una solida rete di amicizie che nel momento del bisogno si è presa cura di me, venendo a portarmi da mangiare o solo a darmi un abbraccio. Ho pianto per settimane, perché era necessario espellere il dolore da dentro e altro modo per uscire non ne aveva, se non le lacrime. Sono stata vittima, per la prima volta nella mia vita, di una totale apatia; avevo solo una gran voglia di dormire per non affrontare quel lancinante dolore. Fino a quando, in una fredda giornata di tardo novembre, mi sono detta: ‘Oggi esci a prendere una boccata d’aria.’ Mi sono infilata la tuta e le scarpe daginnastica – mai usate per fare sport – e mi sono incamminata verso il parco. Ho sempre trovato conforto nella natura. Un passo ha tirato l’altro, il ritmo è aumentato e senza quasi rendermene conto, ho abbozzato una corsetta. Sarò durata, sì e no, venti minuti. Sudatissimi. Con una velocità così scadente da essere staccata pure dalle mamme con il passeggino. Insomma, non certo una performance di cui andare fieri. Eppure io lo sono stata. Fiera di essermi rialzata. Poi, è successa una cosa meravigliosa: il mio organismo, su di giri per le endorfine prodotte durante l’attività fisica, ha sentito un lieve benessere. Per la prima volta in un mese stavo meglio. Il mattino dopo, sono tornata al parco. Questa volta ho faticato meno e ho allungato un po’ il percorso.La durata. La resistenza. E il conseguente benessere pompato dalle endorfine,una droga naturale prodotta dal nostro corpo, è aumentato. Correre, quindi, mi era diventato indispensabile. Naturalmente, con il tempo, ho ripreso le altre mie solite attività: sono tornata a uscire, a sorridere, a mangiare, a ballare,a vivere, a fare l’amore. Eppure, la corsa è rimasta la mia attività preferita perché è statala prima ad aver riattivato il mio cuore acciaccato. Sentire il cuore batterequando si è innamorati è estasi pura; risentirlo battere quando lo si pensava ormai spento, è beatitudine. La beatitudine non è uno stato in assenza didolore. E’ l’esatto opposto: è quello stato che si conquista subito dopo il dolore. Così è stato per me e per la mia corsa. Oggi corro 40 km a settimana, 10 km ogni due giorni. Il mio corpo si è rimodellato a 42 anni. Ho perso due taglie. La cellulite è scomparsa. Le braccia sono toniche. Il pancino meno tondo. E il sorriso più smagliante che mai. Per non parlare degli uomini. Oh sì, ragazze,ci sono tanti pesci nel mare, basta saper pescare. E quando cercano di sfuggire all’amo, una runner sa sempre come riprenderseli, di corsa, al volo! Funziona anche quando si vuole seminare un uomo, facendogli mangiare la polvere.